Milan in crisi e Inzaghi perde il controllo. Seedorf ride, i tifosi piangono e Berlusconi se ne frega

(Getty Images)
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Il Milan è ufficialmente in crisi. Dopo la sconfitta contro il Sassuolo ed il pareggio di Torino la squadra di Filippo Inzaghi va nuovamente k.o di fronte al proprio pubblico e lo fa contro una buona Atalanta, abile a sfruttare le debolezze ormai note dei rossoneri. La vittoria in Coppa Italia, tutt’altro che agevole, forse aveva illuso qualcuno ed ora si è ritornati con i piedi per terra.

 

Come al solito non si è visto traccia di trame di gioco apprezzabili, i reparti sono sembrati scollegati tra loro ed i giocatori in campo sembravano a volte spaesati e non hanno messo la dovuta grinta nell’affrontare questo importante impegno. Salviamo giusto Diego Lopez e Giacomo Bonaventura, per gli altri una bocciatura completa.

 

Per Pippo è arrivata persino l’espulsione, un segnale della poca serenità che vive in questo momento nonostante dichiari il contrario pubblicamente. Soprattutto in questo 2015 il suo operato è stato messo in discussione visti i risultati negativi. Alcune scelte e il mancato gioco visto in campo sono nell’occhio della critica ed è normale che sia così. Non ci si può neanche scordare che comunque parliamo di un allenatore esordiente e che non ci si possa aspettare grossi miracoli da lui. Non può trasformare i giocatori attuali del Milan in campioni. Lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo.

 

Inzaghi ha le sue colpe ed è innegabile, ma in campo ci vanno dei calciatori che solo a chiacchere dicono di tenere alla maglia. Come atteggiamento ci vorrebbero 11 Jack Bonaventura, l’unico contro l’Atalanta a dare tutto per 90 minuti e sempre tra i migliori. Un acquisto casuale (non un colpo del ‘Condor’) che si sta rivelando prezioso.

 

C’è sempre da considerare poi il maggiore colpevole di questa situazione. Silvio Berlusconi, colui che pensa che basti qualche visita del venerdì per assolvere i suoi compiti da presidente. Qualche hip hip urrà e qualche frase detta a caso (“Non cambierei questa squadra con quella della Roma e della Juventus”, “Nel 2015 possiamo essere i migliori in Italia”, “Torneremo ai vertici in 2-3 anni” eccetera eccetera) per lui sono sufficienti. Ma ai tifosi non bastano e sono sempre più scoraggiati nel vedere un Milan ridotto in queste condizioni.

 

Lo ribadiamo, il problema non è non essere costantemente primi e alzare trofei ogni anno. Lo sono invece il mancato progetto, le prese in giro, le campagna acquisti fatte senza logica, le prestazioni imbarazzanti sul campo ed il mettere la squadra nelle mani di tecnici alle prime armi che non possono dare un grande valore aggiunto ai giocatori per ovvi motivi.

 

Più volte viene tirato fuori il paragone tra Inzaghi e Seedorf. Sul piano dei punti l’olandese stravince, ma anche con lui il gioco si è visto di rado. In questo momento, però, l’olandese se la starà ridendo nel vedere questa situazione dopo il vergognoso trattamento ricevuto sia dalla società che dai media. Era incolpato di tutto e nonostante ciò almeno a livello di risultati era riuscito a fare bene e l’Europa sfuggì solo a causa di un girone d’andata disastroso e perfino peggiore di quello attuale. Il suo successore ha potuto cominciare la stagione in tutta tranquillità, senza coppe e con il supporto di società, giocatori e media. Eppure le cose non vanno peggio di prima guardando la classifica.

 

Il Milan può uscire dalla crisi solamente attraverso il duro lavoro e con qualche innesto di qualità dal mercato. Silvio Berlusconi per quanto riguarda il secondo aspetto sembra non volerci sentire e continua non voler investire ormai da anni per rinforzare l’organico. Lo ripetiamo sempre, senza innesti di livello non si va da nessuna parte. Adriano Galliani non si è dimostrato capace in questi anni di gestire bene le risorse a disposizione e la prova sta nel fatto che il club con il 2° fatturato in Italia in campionato è dietro a società con dati economici molto distanti da quelli milanisti. Ma pochissimi lo dicono, è reato criticare la dirigenza. Può nuocere gravemente alla carriera.

 

Matteo Bellan

 

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