Lei ce l’ha con un quotidiano milanese in particolare.
Esatto. Il pezzo pubblicato è stato ripreso da tutti gli altri giornali e siti: al di là che molti numeri sono errati (650mila euro di finanziamento da parte del Credito Valtellinese, a fronte di perdite del ristorante per mezzo milione di euro, ndr), trovo spaventoso che siano state messe in piazza delle trattative private, tirando in ballo altre persone e neanche chiedendomi un parere o facendo una sola domanda. Sostanzialmente, sono passato per un fallito o uno che ha dovuto chiudere un locale.
Ma la verità quale è?
Forse doveva difendersi subito. Invece il silenzio.
Ho chiesto una rettifica al quotdiano, non me l’hanno concessa. Ho inviato una lettera al direttore, minacciando azioni legali e mi hanno detto “fai pure”. Non so che dire, salvo che non si deve colpire un imprenditore così per il gusto della notizia. E poi in definitiva di cosa devo vergognarmi? Piuttosto pensino al danno che hanno fatto a un gruppo di 60-70 persone che devo pagare ogni mese: poi ci si stupisce che molti proprietari di ristoranti e locali in genere vadano all’estero.
Se lei non fosse personaggio, ovviamente non sarebbe successo.
Ok. Però sin quando mi colpiscono per le amicizie con i calciatori, perché qui ci sono tante belle ragazze o per le feste del Milan è un conto. Ma è scorretto far passare una situazione complicata in fallimento. Non è gossip, è malafede. Cattiveria pura.
Evidentemente non è amato da qualcuno. O da molti.
È anche uno dei soci del Byblos, noto locale notturno milanese, e del ristorante-discoteca Shatush a Courmayeur. Si lavora meglio prima o dopo la mezzanotte?
Parliamo di Adriano Galliani. Sa quanti fra i tifosi rossoneri – e non solo – vorrebbero avere il privilegio di sedere come lei nelle tribune migliori degli stadi italiani, a fianco del più famoso a.d. del calcio? Come ha fatto?
Non chiedendo nulla ed essendo amico di famiglia. Sono stato socio con sua figlia nell’azienda di catering: mai avuto un contratto con il Milan, né mi interessa averlo. Trovo giusto dare una mano in qualche occasione a persone che con la loro presenza hanno fatto pubblicità al locale. Come la vicinanza con la storica sede in via Turati è stata di aiuto. Poi un giocatore tira l’altro, un procuratore invita un collega e via così: ma se il ristorante non fosse accogliente e si mangiasse male, tutto ciò non sarebbe possibile. Quanto alle trasferte, mi considero semplicemente un tifoso privilegiato.
Molti hanno trovato analogie tra il momento difficile del suo locale, quello di Galliani, cliente storico e amico, e persino dell’ex-premier Berlusconi. Dagospia ha scritto tra l’altro «…adesso decade pure Da Giannino, il ristochic o forse ristrotrash della Milano da bere versione anni duemila, con i Suv e le Porsche parcheggiate in seconda fila fuori…». Proseguiamo?
Per carità. Del signor Galliani e del nostro rapporto personale ho già detto prima. Quanto al dottor Berlusconi, si sono dette e scritte un cumulo di falsità: sarà venuto qui una decina di volte in tutto, al termine di una partita serale. Insieme ai giocatori, all’allenatore e ai dirigenti. Tutto qui. A me spiace davvero che la mia situazione sia stata legata a vicende totalmente diverse di persone che stimo e che mi hanno aiutato a rendere popolare il locale. E aggiungo che, da tifoso rossonero, sono felicissimo che sia tornato il sereno al Milan dopo qualche settimana complicata.
Cattiverie a parte, caro Tonetti, non può negare che il suo ristorante sia forse l’ultimo baluardo di uno stile di vita in via di estinzione.
Direi già estinto, la gente è arrabbiata e ha ben altri problemi che seguire calciatori, veline e tronisti nelle loro imprese. Sino a qualche anno fa, qui davanti stazionavano dieci paparazzi e oggi ne vedo uno ogni tanto. Non so dire se sia giusto così o meno, tanto più che faccio un lavoro basato su una clientela medio-alta. Ma nei primi anni dall’apertura giravano i soldi – qui e in tanti altri posti – e tutta la città ne beneficiava. Non lo trovo un reato né una cosa moralmente discutibile.