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Categorie: Milan News

Donadoni: “Rivera idolo. In Stella Rossa-Milan rischiai la vita”

Roberto Donadoni (©Getty Images)

Roberto Donadoni in questo momento è uno degli allenatori più apprezzati in Italia per aver rilanciato un Bologna che prima del suo arrivo non navigava in buone acque. Una meritata rivincita per un tecnico forse troppo sottovalutato dalle grandi piazze.

Lo stesso Donadoni ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport ha rivelato senza alcun dubbio quale fosse il suo idolo quando era un giocatore: “Al di là del mio tifo per il Milan, non mi è mai stato difficile rispecchiarmi in Rivera. Quasi ogni sua giocata ti lasciava a bocca aperta. L’eleganza che compensava la poca forza fisica, le finte di corpo che disorientavano, il piacere di far segnare gli altri: la mia idea di calcio, forse anche perché non sono mai stato un gran realizzatore. Sta di fatto che quando misi le mie prime Adidas Rivera, nere con le strisce rosse, mi sembrava di volare”.

Nel corso dell’intervista c’è spazio anche per un momento che poteva trasformarsi in tragedia, la partita Stella Rossa-Milan di Coppa Campioni giocata a Belgrado in cui rischiò di soffocare: “Se quel giorno del 1988 il dottor Monti, per rovesciarmi la lingua, non mi avesse quasi fratturato la mandibola e poi non mi avesse intubato subito ora non sarei qui a raccontare le ore dopo quello scontro con Vasiljevic della Stella Rossa – racconta Donadoni -. Altro che cattiva strada: erano le convulsioni di uno che poteva prendere la strada della morte. E dopo, rivedere tutto in tv, le facce di Van Basten, Gullit e Maldini con le mani nei capelli, per me è stato toccante quasi quanto quello che mi è successo per tre giorni in ospedale. La prima immagine nitida che ho è il risveglio in stanza, con me c’erano due signori: uno era un malato terminale, aveva un tumore gravissimo e continuava a chiedere a me come stavo; l’altro era caduto dal terzo piano, non aveva un osso a posto, ma mi sbucciava i mandarini e mi schiacciava il succo sulle labbra, perché non riuscivo ad aprire la bocca e non potevo mangiare nulla. Stavano molto peggio di me e si preoccupavano come se quello più grave fossi io: che modo meraviglioso di spiegarmi quanto ero stato fortunato”.

 

Redazione MilanLive.it

Scritto da
Matteo Bellan