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Milan News

Furlani e lo stop al Decreto Crescita: “Follia, è l’unica leva competitiva che abbiamo”

Giorgio Furlani si è espresso in merito alla possibile eliminazione del Decreto Crescita dal calcio. Una scelta insensata e che inguaia tutto il movimento

Stop al Decreto Crescita“. Intorno alla metà di ottobre la notizia, annunciata dal Governo dopo l’approvazione della legge finanziaria, ha scosso tutto il mondo del calcio. In merito però c’è un po’ di confusione: nella parte finale della bozza, infatti, c’è scritto che “restano invariate le disposizioni per i ricercatori, ricercatori universitari e lavoratori dello sport già previste“.

Giorgio Furlani (AC Milan) – MilanLive.it

Non è ancora chiaro quindi quello che succederà da qui ai prossimi mesi. Una cosa però è certa: eliminare il Decreto Crescita sarebbe un clamoroso autogol per l’Italia e un movimento calcistico sempre più povero, sotto tutti gli aspetti. Giorgio Furlani, amministratore delegato del Milan, intervenuto stamattina a Radio Serie A, ha insistito proprio su questo aspetto: “In un contesto in cui ci sono diverse regole scritte e non scritte che ci rendono poco competitivi, come l’impossibilità sugli stadi o le difficoltà e strutture dei contratti, il decreto Crescita è l’unica leva competitiva da un punto di vista relativo che abbiamo, che aiuta tutto il sistema, perché ci consente di attirare talento che, di fatto, come squadre italiane non ci potremmo permettere e che perderemmo”.

Attirare talento nel nostro paese significa, fra le altre cose, anche attirare l’attenzione delle tv europee e mondiali, oltre al supporto per il raggiungimento dei risultati sportivi. Diritti tv e risultati, il mix vincente per un introito maggiore, sia per i club singoli, sia per il movimento generale, sia per tutto il paese.

Furlani e lo stop al Decreto Crescita: “Scelta folle”

Ed è questo un altro tema centrale nel discorso di Furlani: “Avere talento e avanzare in Europa significa avere una maggior quota nei diritti televisivi europei e globali, sponsor in aumento e così via. Declinare centinaia di milioni di euro che entrano nel Paese mi sembra una follia”. Il supporto del Decreto Crescita è stato importante proprio negli ultimi anni in cui il calcio italiano è riuscito a fare un salto di qualità. Basti considerare che nella scorsa stagione ci sono state tre squadre del nostro campionato nelle finali europee (e il numero aumenta se consideriamo anche le semifinaliste Milan e Juventus).

Oltre ai risultati sportivi, come detto, il Decreto Crescita ha permesso ai club italiani di acquistare giocatori di un livello importante (senza sarebbe stato molto più difficile). Se consideriamo solo l’ultima sessione di mercato, il Milan ha portato in Italia gente come Pulisic, Chukwueze, LoftusCheek, Reijnders e così via; l’Inter Pavard e Thuram; la Juve Weah; il Napoli l’ha utilizzato per Lindstrom, Cajuste e Natan.

Cos’è il Decreto Crescita

Ma cos’è, nello specifico, il Decreto Crescita? La legge è diventata effettiva nell’aprile del 2019, con l’allora presidente Giuseppe Conte, e rientrava in una serie di misure per l’incrementro e la crescita degli investimenti in Italia.

Loftus-Cheek (ANSA) – MilanLive.it

Per quanto riguarda lo sport e per il calcio, per favorire gli investimenti sul mercato estero, fu deciso di ridurre la tassazione del 50% per tutti quegli atleti che, con residenza in un altro paese, accettavano di trasferirsi nel nostro paese. Il Decreto Crescita è stato utilizzato moltissimo dal Milan fin dalla sua approvazione e questo ha permesso ai rossoneri, come detto proprio da Furlani stamattina, di raggiungere risultati importanti come: il ritorno in Champions prima, la vittoria dello Scudetto dopo e, infine, la semifinale dello scorso anno. Traguardi irraggiungibili senza l’apporto di calciatori di grandissimo valore acquistati proprio tramite questa legge. Per questo e per altri motivi, quindi, l’eliminazione dello stesso sarebbe un incredibile e insensato autogol per un paese che sembra intenzionato a farsi male da solo, come ha già dimostrato in tutti questi anni con l’impossibilità nella costruzione di nuovi stadi. Un paese che retrocede piuttosto che avanzare, mentre gli altri sono già proiettati a cinque o dieci anni avanti.

Scritto da
Pasquale La Ragione