Paolo Maldini è stato interpellato dal sito ufficiale dell’UEFA per parlare della sua grande carriera da giocatore al Milan, in particolare ricordando le emozioni provate nel disputare una competizione importante come la Champions League. La vecchia Coppa dei Campioni ha lasciato ricordi importanti alla leggenda rossonera.
“Credo ci sia molto genetico nel fatto che a me sia sempre piaciuto il calcio – spiega Maldini -. Da quando ho iniziato a muovere i primi passi per me la palla era qualcosa che mi faceva divertire. Ho cominciato giocando all’oratorio e ai giardinetti con gli amici, poi a 10 anni ho fatto un provino con il Milan e lì è nata la mia carriera da professionista“.
La prima finale giocata e vinta da Maldini con la maglia rossonera è stata quella di Barcellona contro lo Steaua Bucarest nel 1989. La ricorda così: “E’ stata bellissima, anche perché adesso non sarebbe più possibile un’esperienza del genere, visto che giocando contro una squadra della Romania c’erano 90 mila tifosi del Milan e solo due pullman loro. Lo stadio non era diviso a metà come succede adesso. Arrivare lì era molto più difficile di adesso, dato che dovevi vincere il campionato e tutte le partite previste. Sembrava l’occasione della vita, quella che ti capita una volta sola. Lo spirito era quello e forse proprio questo ha fatto sì che il Milan andasse in finale altre sette volte“.
Nel 1990 c’è stata la vittoria contro il Benfica a Vienna, ma non ci si sofferma su di essa. Paolo prosegue parlando di Arrigo Sacchi: “Tante cose me le ha insegnate lui. E’ stato bravo ad adattare le proprie idee al materiale umano a disposizione. Ho imparato che ci vogliono sacrificio e passione. Con lui il credo era quello di attaccare sempre“.
Si passa poi a ricordare la finale del 1994 contro il Barcellona ad Atene, un 4-0 sorprendente visto che alla vigilia i catalani venivano dati come favoriti: “Abbiamo dovuto fare la partita perfetta – spiega Maldini -. Venivamo anche da un finale di campionato non tanto bello, amichevoli perse e ricordo che Capello ci disse che eravamo fortissimi e che avremmo vinto. Ci siamo preparati davvero bene soprattutto per quella finale. Avere giocatori che potevano giocare in più ruoli, io da terzino ho fatto il centrale, è stata il segreto per affrontare una squadra molto forte come il Barcellona“.
Una delle finali che i milanisti ricordano con più gioia è senza dubbio quella del 2003 vinta all’Old Trafford di Manchester contro la Juventus. Dopo lo 0-0 al termine dei tempi supplementari, i rossoneri di Carlo Ancelotti trionfarono ai rigori contro i rivali storici: “Era un ricorso storico che nella mia carriera si era ripetuto più volte. Anche li era un’occasione unica perché incontravi la Juventus dopo la semifinale con l’Inter. A livello di testa è stato difficile. Siamo arrivati molto carichi, ma anche molto consumati a livello psico-fisico. Tornare in finale dopo 9 anni è stato bello, anche se non giocammo una grandissima partita, però contava il risultato“.
Non può mancare il negativo ricordo della finale di Istanbul nel 2005 contro il Liverpool, dal 3-0 del primo tempo il Milan si fece poi rimontare nella ripresa e perse infine ai rigori. Maldini ne parla così: “Finale incredibile, durò 120 minuti e il Milan dominò per 110. Anche dopo il 3-3 abbiamo avuto occasioni controllando il gioco, eravamo più forti su tutto però il calcio è anche questo. Io e i miei compagni per mesi non abbiamo dormito. Il caso ha voluto che dopo due anni incontrassimo ancora la stessa squadra e a batterla, giocando anche molto bene rispetto a Istanbul e il destino ci ha dunque ripagati“.
Nel 2007 ad Atene il Milan di Ancelotti si vendicò sul Liverpool di Rafa Benitez vincendo 2-1 e alzando al cielo per la settima volta il trofeo più ambito: “Non è stata una rivincita – afferma Paolo – perché loro non avevano rubato niente. Per quanto mi riguarda c’era invece l’idea che fosse la mia ultima occasione e anche per quella generazione di squadra, dato che il club aveva già cominciato a cambiare vendendo giocatori importanti. C’era già l’idea di mettere a posto i conti e di non fare più gli investimenti di una volta. Atene fu l’occasione della vita. E il Milan quando c’è da vincere, quasi sempre lo fa“.
Redazione MilanLive.it