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Non Solo Milan

Gazzetta – Superlega addio: 4 mosse per riformare il calcio

Il mondo del calcio va cambiato, ci sono aspetti sui quali dover intervenire. Il tema Superlega deve essere un’occasione per fare modifiche.

Pallone Champions League (©Getty Images)

La Superlega non si farà, almeno nel breve periodo. Dieci dei dodici club fondatori hanno già annunciato la propria rinuncia, mancano solamente Barcellona e Real Madrid.

Al netto delle polemiche, quanto successo dovrebbe rappresentare l’occasione per pensare un maniera più seria a come migliorare il mondo del calcio. Ci sono diverse cose che non funzionano adeguatamente e sulle quali intervenire. Il fatto che la Super League non prenda vita, non deve far pensare che il sistema di oggi vada bene.


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Il giornalista Marco Iaria de La Gazzetta dello Sport ha indicato quattro punti fondamentali sui quali dover intervenire.

  • Calmierare i costi: la pandemia ha peggiorato i bilanci dei club, che stanno perdendo molti soldi e che devono fronteggiare elevati costi. Le spese del calcio sono fuori controllo e vanno calmierate, il sistema attuale è poco sostenibile. Serve il coraggio di introdurre dei tetti validi per trasferimenti, stipendi e commissioni agli agenti.
  • Nuovi calendari: l’agenda calcistica è ingolfata, c’è un numero eccessivo di match. Non va bene né per i giocatori né per la qualità del prodotto. Ci sono troppe partite senza interesse sportivo e appeal commerciale. Aumentare le partecipanti alla Champions League non ha senso se si mantengono intatti i format attuali dei campionati. Non bene neppure la Nation’s League e il Mondiale allargato.
  • Competizioni più attrattive: le competizioni vanno riformate. Anche se la Superlega era un modello inaccettabile per le consuetudini europee, veniva posta un’esigenza condivisibile: i giovani e i tifosi asiatici o americani hanno una cultura diversa e sono attratti soprattutto dalle sfide tra le grandi squadre. Vanno trovate le giuste formule per elevare la qualità del prodotto.
  • Nuovi format: uno studio dell’ECA ha evidenziato che il 40% dei giovani tra i 16 e i 24 anni non è interessato al calcio. La soglia di attenzione nei 90 minuti non è la stessa delle generazioni precedenti. Ci sono due leve: aumentare il tasso di spettacolarità delle gare e dare valore ai contenuti extra. Il calcio è cambiato, anche se resta lo sport con maggiore seguito è necessario valutare format che possano intrattenere meglio soprattutto i più giovani.
Scritto da
Matteo Bellan