L’Italia non è un paese per giovani, solo 5 vivai fra i 50 migliori in Europa

Carlo Tavecchio
Carlo Tavecchio

Da anni ormai qualsiasi trasmissione sportiva, giornale o discussione da bar inerente al calcio italiano è accompagnata dal coro: “Bisogna puntare sui giovani”. Uno spunto assolutamente interessante e condivisibile per quanto molto spesso non sia accompagnata da un reale idea o progetto per rivalutare i settori giovanili italiani, compito che d’altro canto è di competenza della Federcalcio e non certo di giornalisti o tifosi. A conferma di questo luogo comune giungono i dati impietosi del Football Observatory, che dalla Svizzera  ha elaborato una graduatoria sui migliori vivai al mondo. La modalità di selezione è stata molto semplice, si è contato in quali club sono cresciuti (per almeno 5 anni) il maggior numero di giocatori poi arrivati a disputare i campionati  di primo livello in Europa (Spagna, Inghilterra, Italia, Francia, Germania).

 

Ovviamente in prima posizione non si può non trovare il Barcellona, ormai da anni celebre per la propria cantera capace di sfornare di anno in anno giovani talenti, come dimostrano i 43 ragazzi formati, che diventano poi o importanti risorse per una delle rose più forti al mondo o fonte di liquidità tramite la loro cessione. Come facilmente prevedibile invece deludono le italiane, sui 50 club presenti in classifica solo 5 provengono dalla nostra penisola e sono: Milan, Roma, Inter, Empoli ed Atalanta.

 

La società bergamasca è quella più attenta ai giovani e difatti si colloca al nono posto con 22 giocatori attualmente in giro nei migliori campionati europei, seguita dall’Inter con 18 calciatori, la Roma 17 ed infine i rossoneri e l’Empoli con 14. Numeri impietosi in particolare se si considera che pochissimi di questi ragazzi hanno trovato spazio in Italia o quantomeno nella squadra che li ha formati, a testimonianza di un chiaro spreco di risorse umane e non solo.

 

Troppo spesso il palmares e l’esperienza vengono anteposti alle qualità reali, come testimoniano gli arrivi di giocatori come Michael Essien, Ashley Cole, Patrice Evra e molti altri ex campioni venuti nel belpaese a concludere la loro onorata carriera, oscurando però il rilancio di giovani promesse italiane. Volendolo esprimere in numeri, solo il 9,6% dei ragazzi impegnati nei più importanti campionati esteri proviene dalla Serie A. Dati statistici che certo non possono indicarci la qualità degli atleti compresi in queste cifre ma che devono comunque fungere da ennesimo campanello di allarme per un paese che in ambito calcistico ha perso credibilità e appeal dopo essere stato per anni una regina indiscussa.

 

Redazione Milanlive.it

 

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