Suso: “Voglio solo il Milan. Ho tanto da migliorare”

Suso
Suso (©Getty Images)

MILAN NEWSJesus Joaquin Fernandez Saez de la Torre, in arte Suso, è uno dei rossoneri più in forma di questa stagione. Il suo ritorno al Milan in estate non è stato visto da molti positivamente, ma l’ex Liverpool, rigenerato dalla cura Gian Piero Gasperini al Genoa, sta stupendo tutti.

In settimana ha rilasciato un’intervista a SportWeek, mensile de La Gazzetta dello Sport, dove anzitutto ha spiegato il perché del soprannome Suso: “È la deformazione di Jesus, hanno iniziato a chiamarmi così da piccolo. Ne vado orgoglioso: facevano lo stesso con mio padre. Alis, la mia fidanzata, però mi chiama Jesus”.

L’esterno spagnolo è riconosciuto da tutti come un atleta e un professionista esemplare, attento ad ogni particolare della sua vita: “Faccio una vita regolare, è vero. Sto attento a cosa mangio e a cosa bevo. Esco poco, soprattutto per portare a spasso i miei 3 yorkshire. Ora traslocherò a Milano, zona San Siro, per far contenta Alis, che qui a Vergiate, vicino Varese, dove abbiamo abitato finora perché a due passi da Milanello, aveva meno occasioni di svago. Il calcio mi piace e la carriera di un calciatore dura poco: per fare qualcosa di buono devi dare il massimo. Non mi accontento di essere un giocatore normale: voglio essere un giocatore importante. Poi, quando sarà finita, mi concederò una lunga vacanza. Tre o quattro anni, diciamo”.

Un breve excursus sul suo inizio di carriera, dalle “liti” con il padre fino al viaggio fortunato verso Liverpool: “«mio padre dicevo: “Non voglio andare a scuola”. Rispondeva: “Allora vai a lavorare. Io ho cominciato a 16 anni, potrai ben farlo anche tu”. Per fortuna proprio a quell’età sono andato al Liverpool, e lui si è arreso. Perché per me la Premier era il massimo. E il Liverpool era allenato da uno spagnolo, Rafa Benitez: una garanzia. Lui andò via uno o due mesi dopo il mio arrivo. Poi mi chiamò Galliani e mi disse: vuoi venire subito al Milan? Rispondo: “Sicuro. Qui non c’è più niente per me”.

Nemmeno il primo anno al Milan andò bene e Suso venne ceduto in prestito al Genoa. Con Sinisa Mihajlovic non scattò mai la scintilla: “Con Inzaghi alla fine avevo trovato un po’di spazio e credo che se fosse rimasto ne avrei avuto anche di più. Invece arriva Mihajlovic. Lui imposta la squadra col trequartista. Nei primi giorni di ritiro dico all’allenatore: “Se pensi che qui non avrò occasioni,vado via in prestito perché ho bisogno di giocare per ritrovare la forma. Mi fa:“No,tranquillo,giocheremo col trequartista e ho solo te in quel ruolo”. Mi mette in campo alla seconda di campionato contro l’Empoli, in casa. Io ero morto. Non stavo bene. Le gambe non giravano. Mi sentivo come arrugginito. Dopo un’ora mi toglie.Da quel momento non ho più giocato. Mi allenavo bene, ma non mi dava mai fiducia. Non pretendevo il posto in tutte le partite, ma lui neanche mi faceva scaldare. Era tutto strano. Una volta il preparatore atletico mi disse:“Ma come fa, uno come te, a non giocare in questa squadra?”.Gli risposi:“Lo chiedi a me?”

Il rapporto con Vincenzo Montella è ben diverso, anche se confessa di non aver mai parlato faccia a faccia con lui: “Lui ha spiegato alla squadra la sua idea di gioco: tenere palla e attaccare con coraggio. Vuole che l’azione parta dal portiere. Poi ci mette in campo e osserva gli allenamenti. Lavoriamo sempre con la palla e a Montella non sfugge niente. Alla fine decide. A me piace perché il suo stile di gioco è il mio: non vuole lanci lunghi e non ha paura di far giocare i giovani”.

Suso sembra non avere segreti quando gioca in campo, ma gli avversari non riescono mai ad anticipare le sue giocate: “All’inizio era più facile per me, perché avevo un solo difensore addosso e non riusciva mai ad anticiparmi quando decidevo di andargli via a sinistra per giocare col mio piede migliore. Adesso mi raddoppiano e mi chiudono la strada verso il centro. Allora finto e scarto a destra, per il cross o il tiro, come ho fatto su Miranda nel secondo gol al derby. Vorrei fare un gol di testa, ma finora non ne ho presa mai una. Paletta è tra i giocatori che più mi hanno stupito. Se somiglio più a Silva o Robben? Va bene chiunque, sono entrambi grandi campioni”.

Infine parla dei suoi idoli da piccolo, ancora della sua vita e del suo prossimo futuro: “Zidane e Ronaldinho sono i miei idoli, guardavo tutte le loro partite. Descrivermi in tre parole? Tranquillo, professionista e familiare. La mia fidanzata è spagnolo, l’ho conosciuta ad Almería .Lavorava come commessa in un negozio d’abbigliamento.La vidi e ne rimasi colpito, ma non mi avvicinai. Poi la ritrovai su Twitter, per caso, e le mandai un messaggio. È iniziata così. Se non avessi fatto il calciatore mi sarebbe piaciuto fare il parrucchiere”.

Infine ancora sul Milan: “Ho sempre detto che il mio desiderio era giocare nel Milan. Sono andato al Genoa un anno fa proprio per dimostrare di essere degno del calcio italiano e di questa maglia. E oggi continuo a lavorare per confermare di meritare un posto in questa squadra, ci sono tantissime cose sulle quali devo ancora migliorare”.

 

Giacomo Giuffrida – Redazione MilanLive.it

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