Allegri ha scaricato Ronaldinho: “Via chi non è motivato”.
Il ragazzo con i dentoni ormai è uno dei tanti, ma a differenza di Robinho e Ibrahimovic ha un contratto in scadenza a giugno e soprattutto una valigia quasi pronta già per gennaio. Ormai i due sono considerate pedine inamovibili. Ibra ha grande potere all’interno dello spogliatoio rossonero e ha benedetto l’intesa. A giugno, poi, quando la società proverà a prendergli anche Balotelli sarà ancora più contento e magari convincerà Raiola a non chiedere il solito «ritocchino». Il progetto Milan per l’anno prossimo è già delineato. I rossoneri conoscono ogni dettaglio del contratto di SuperMario, che al City comincia ad avere i primi problemi: nell’allenamento di ieri è rimasto coinvolto in una rissa con Jerome Boateng, fratello di Kevin Prince, il centrocampista del Milan. Non proprio una riedizione del match tra Ibra e Onyewu, ma epilogo simile: il club elogia l’agonismo dei giocatori, sintomo di attaccamento alla maglia. Sarà.
E l’attaccamento di Dinho al Milan? Allegri ha lasciato intendere di non ritenere il brasiliano indispensabile. «Come reagirei se chiedesse di essere ceduto? Dico solo che nel Milan ci devono stare quei giocatori che hanno voglia di starci e la società è d’accordo con me. I risultati dipendono dalle qualità tecniche e dalle motivazioni che si hanno dentro, tenere giocatori controvoglia è controproducente». Ronaldinho, considerato lo sciopero, ha a disposizione tre partite per riacquistare credibilità. Allegri, scherzando con i cronisti, ha ipotizzato di schierarlo già stasera insieme a Robinho e Ibrahimovic (la cui diffida, alla luce del medesimo sciopero, pesa tantissimo: rischia di saltare la Roma), ma quando si è fatto serio ha ripetuto la solita filastrocca: «Dinho sta lavorando per riconquistarsi il posto come ogni professionista».
In presenza di un’offerta concreta da parte del Galaxy e di un’alternativa valida per sostituirlo la sua cessione diventerebbe automatica. Il problema esiste ma non è prioritario. Allegri e Galliani, infatti, sono concentrati sul presente e puntano a trascorrere un Natale diverso sfatando un fastidioso tabù: sono quindici anni infatti che il Milan non mangia il panettone primo in classifica. Ormai è ufficiale: lo scudetto è l’obiettivo primario e questa squadra sembra attrezzata soprattutto per il campionato. L’importante è evitare passi falsi.
Edgardo Serio – www.milanlive.it
(La Stampa)