Trofeo Berlusconi, Milan-Juventus 2-3: la catartica consolazione

TROFEO BERLUSCONI 2-3 – Scendere in campo a San Siro con lo stadio vuoto, nemmeno un coro, nemmeno uno striscione, niente, non è sicuramente il modo migliore per avviarsi a questo inizio di stagione spaventoso e preoccupante. Il Mister aveva preannunciato un ingresso in campo da titolare per Alexandre Pato, il nuovo numero 9 rossonero, invece no. Una colica addominale ha fermato Stephan El Shaarawy nel corso della notte e le carte in tavola, per forza di cose, hanno dovuto rimescolarsi. Massimiliano Allegri schiera un 4-3-2-1 con Robinho (n° 7, ex di Pato), Emanuelson e Boateng centravanti (n° 10) a cercare di pressare una difesa bianconera galvanizzata dai buoni risultati ottenuti fino a questo momento, tra polemiche e malumori che contribuiscono a infervorare un inizio di stagione ancora agli albori. Quanto meno il terreno di San Siro non sembra più un campo di patate. I ragazzi cercano di trovare un equilibrio che appare molto precario, può essere parzialmente accettabile dal momento che non tutti si conoscono e hanno effettiva necessità di provare schemi ancora poco consolidati. Cercano di restare nella metà campo avversaria pressando una Juventus non ancora ai massimi livelli. D’altra parte la statistica vuole che il vincitore del Trofeo Berlusconi non riesca ad alzare lo scudetto. Spauracchi. Al 7′ arriva una buona occasione per Boateng al centro dell’area ma rischiano immediatamente di farsi infilare con un buon contropiede dei bianconeri. La squadra di Carrera (Conte in tribuna) ha qualcosa in più nelle gambe a livello di velocità d’azione e di pensiero; i rossoneri pensano troppo e hanno poche iniziative peraltro confuse. Una confusione che, fortunatamente, permette a Robinho di sbloccare i giochi grazie al cross di Flamini. Un 1-0 che risolleva il morale. Dopo il gol le cose cambiano leggermente, in fondo siamo solo al 12′. I rossoneri corrono di più ma non vedono la luce, solo ombra terribilmente oscura e dopo un minuto appena Marchisio segna il pareggio, errore di Yepes e di Flamini, una svista che a Thiago Silva non sarebbe successa. L’idea di gioco della Juventus pare sia un attimo più definita rispetto a quella del Milan, non si vede compattezza, tanta confusione senza considerare la classe, di quella non se ne parla. I bianconeri sono un po’ grezzi nei contrasti ma per lo meno hanno una vaga concezione di dove si trovino i compagni di squadra. Il Milan avrebbe bisogno di un GPS. Nel corso dei primi 25 minuti di gioco si è visto solo Robinho, strano a dirsi ma è proprio così: ha fatto tutto da solo, abbandonato a sé stesso. Un centrocampo all’arrembaggio, compresa la difesa. Constant potrebbe rivelarsi un buon acquisto ma non può fare tutto da solo e, oltretutto, non ha la minima difesa palla al piede a meno che non scelga per la soluzione più facile: passare in dietro. Meno male che questo Milan può fare ancora affidamento su Abbiati altrimenti sarebbe un vero disastro. Al 38′ arriva una buona occasione per un contropiede offensivo, appena la palla arriva nei piedi di Costant il gioco si immobilizza e i ragazzi devono ricominciare da capo rischiando, oltretutto, di subire il gol del vantaggio bianconero. Il pallone si perde alto sopra la traversa. Si riparte ma non è la solita partita, qui si tratta di arrabattarsi cercando di soccombere il meno possibile, bisognerebbe cambiare radicalmente qualcosa. Allegri, da solo, non può fare i miracoli. In compenso ci pensa Vidal a fare il miracolo, lasciato completamente libero da una difesa rossonera ubriaca: segna l’1-2. C’è da piangere. All’inizio del secondo tempo Mister Allegri sostituisce Emanuelson con Pato, il brasiliano torna in campo dopo mesi di Nazionale e ricordi di convalescenza e infortuni. Cambio anche per Antonini, entra De Sciglio. Al 7′ esce anche Abate per lasciare campo a Nocerino, avrebbe dovuto riposare ma sembra proprio che il Mister abbia scelto per provare una formazione più offensiva, forse per salvare la faccia di fronte al Presidente Berlusconi che, in compagnia della figlia Barbara, osserva con poca convinzione il gioco del suo nuovo Milan. Intanto la Juve continua a pressare creando buone occasioni per l’1-3. Abbiati non delude. Brutto fallo di Quagliarella su Robinho regala una punizione ai rossoneri, calcia Montolivo, un tiro rasoterra che si ferma sulla barriera juventina, niente di fatto nemmeno su calcio piazzato, una vecchia forza del Milan. Vecchia come tante altre. In ogni caso se questo è il meglio d’Italia c’è proprio da dire che il calcio italiano sta andando a rotoli, sembra la partita dell’oratorio: tutti sul pallone, contrasti da Paperissima, tanta fatica e poca concretezza negli schemi. Non si percepisce fluidità di gioco, ognuno va dove vuole, la difficoltà è palpabile da parte di entrambe le formazioni. Intanto i cambi proseguono: entra Traoré al posto di Flamini. Lanciare una manciata di new entry in campo non sembra essere il modo migliore per dare equilibrio e infatti la Juventus, con Matri, segna l’1-3. Anche questo deve servire alla squadra per maturare una consapevolezza profonda di non essere competitivi, forse nemmeno in Italia. Questa non è la miglior Juve. Pensare. Solo un fallo di Masi in area su Robinho permette al Milan di ridurre lo svantaggio nei confronti della Juventus regalando una doppietta al nuovo numero 7. La punta di diamante del Milan 2012/2013; lo merita, ha fatto tutto lui per 90′. Al 35′ entra Valoti al posto di Boateng, si punta esclusivamente sui giovani e si spera che crescano calcisticamente bene e in fretta altrimenti sono dolori. Nel secondo tempo Montolivo si è fatto vedere di più rispetto al primo ma avrebbe alcune accortezze tecniche da migliorare, dovrebbe, per esempio, alzare il baricentro nei passaggi ai compagni, perde il controllo della palla e non riesce a scaricare forza nel pallone, in ogni caso i movimenti sembrano più precisi rispetto ai compagni.

C’è tanto lavoro da fare, come aveva preannunciato Allegri, ma non tutto è finito. Il destino, come si suol dire, è nelle loro mani. Non resta che metterci il cuore e imparare a soffrire davvero. In ogni caso, se la statistica avesse ragione la Juventus non dovrebbe vincere il Campionato 2013. Consolazione?

 

Arianna Forni, Direttore – www.milanlive.it

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