Le 3 ricette per la rinascita: sacrificio, nuovo Boa, e spazio ai talenti

 

MILAN / Si prova a ripartire dai miglioramenti individuati da Galliani. Che non servono solo a mantenere ufficialmente incollata alla panchina la schiena di Allegri, ma a distribuire qualche briciola di ottimismo. Primi cenni di vita cui dovrà seguire una crescita verticale in vista delle due settimane che porteranno al derby con partite ogni tre giorni. Quali sono i miglioramenti? L’a.d. rossonero parla essenzialmente di spirito. Vero in parte: si è visto solo a sprazzi e non da parte di tutti. Però un piccolo miglioramento è innegabile. E poi c’è anche qualche altro dato. Ad esempio che il possesso palla a fine partita è stato sessanta Milan e quaranta Udinese. Un dato interessante, considerando gli stenti attuali e l’impegno in trasferta. Per dire, alla fine del primo tempo con l’Anderlecht al quaranta per cento c’era il Milan. E in questo caso il fattore San Siro non c’entra nulla. Il futuro del Boa Un altro elemento che lascia filtrare qualche raggio di luce riguarda l’aspetto tattico. Allegri, per sua stessa ammissione, ci sta andando molto cauto nel modificare l’assetto, perché nei momenti complicati cambiare significa rischiare maggiore confusione. Però, in attesa di vedere prima o poi quel 4-2-3-1 così affascinante, sta prendendo forma un vero 4-3-3 che nel primo quarto d’ora di ieri in avanti ha funzionato molto bene. Spicca anche l’azione del gol, con Boateng che si è inserito col turbo da dietro e ha scaricato per Pazzini. Un’azione da mezzala pura, come vorrebbe sempre Allegri. Sarebbe utile che il Boa ci riflettesse su e anteponesse lo spirito di sacrificio alla seduzione della maglia numero 10. Infine, ed è la cosa più importante, sono arrivate risposte concrete dalla gioventù rossonera, che fino ad ora apparteneva all’ufficio oggetti smarriti. Dopo l’incoraggiante ingresso nel secondo tempo con l’Anderlecht, la cresta di El Shaarawy è tornata alta, così come il morale. Stephan, tra l’altro, sembra avere un perenne conto in sospeso con l’Udinese visto che in Serie A ha segnato solo ai friulani: due gol l’anno scorso e la perla di ieri. In molti hanno pensato allo stesso copione della sfida di un anno fa, col Milan in rimonta dopo lo svantaggio (a proposito, ieri nello spogliatoio rossonero è arrivato un sms di Ibrahimovic: «Visto che ha segnato un mio connazionale?», con riferimento a Ranegie, svedese con trascorsi al Malmoe). Ma anche se non è andata così resta un Faraone in progresso. I meccanismi del tridente sono ancora da sgrezzare, ma in questo momento conta soprattutto l’approccio mentale. Ieri è stato corretto. Quello che dovrebbe sempre avere un ragazzo di 19 anni. Accanto a lui nel secondo tempo è entrato in campo con la testa giusta anche Bojan. Ovvero l’eterno ballottaggio con Stephan, fino ad ora uscito sempre vincitore. L’ex blaugrana s’è piazzato a destra e ha provato a scompigliare la difesa friulana. Un’apparizione incoraggiante. «Avevo poco tempo per dare qualcosa alla squadra e ci ho provato — racconta —. Manca un po’ di fiducia, serve solo una vittoria per cambiare volto alla stagione». Magari non soltanto quello, ma sarebbe già un buon inizio.

Fabio Alberti – www.milanlive.it

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