Balotelli a La Gazzetta: “El Sha deve tagliarsi la cresta, Tevez lo volevo al Milan, ecco perchè ho sbagliato il rigore…”

mario
BALOTELLI LA GAZZETTA – Eccovi l’intervista completa di Balotelli a La Gazzetta dello Sport.

«Mi spiace soprattutto per i miei compagni, che ho lasciato da soli. È con loro che fatico e tribolo ogni giorno. Poi, ovviamente, per i tifosi che ci tengono tanto e perla stessa società. Ho creato un danno e non era il caso».

Anche all’arbitro Banti chiede perdono?
«Certo, non dovevo dirle certe cose. Mi scuso anche con lui. Ma non mi va bene una cosa. Se Mario fa un brutto fallo, deve essere punito Mario. E se un altro fa un brutto fallo su Mario deve essere punito anche lui».

Pure in Champions ha questi problemi?
«No, in Europa i rossi sono rossi per tutti, come per i gialli. Lì sono tutti normali».

Chiede scusa anche a Prandelli?
«Io ho fatto un errore, mi sono lasciato andare, diciamo, su più provocazioni e Mario chiede scusa. Però non esageriamo, non devo chiedere scusa a tutti perché non ho ammazzato nessuno».

In Premier abbondavano i suoi falli sugli avversari, invece dal ritorno in Italia l’obiettivo sono diventati i direttori di gara.
«So che giocare al calcio comporta prendere delle botte, ma non voglio chiudere la carriera a 28 anni. Qui non si usa la stessa misura. So bene, però, che devo essere più forte, più freddo».

In che senso?
«Anche Messi e Ronaldo s’arrabbiano quando sono picchiati, ve lo assicuro. Ma mi rendo conto che per puntare in alto devo essere più bravo a resistere in certe situazioni».

Contro il Napoli è andato tutto storto.
«Il Signore domenica s’era distratto. Ho tirato 5 volte in porta, ma non è mai entrata. Anche con la Nazionale è andata così. E’ un periodo sfigato».

E’ arrivato anche il primo errore dal dischetto.
«Prima o poi doveva succedere. Certo me l’hanno tirata… Ma è vero che l’altra sera mi sono deconcentrato. Reina è stato bravo. Io, però, l’ho guardato negli occhi solo sino ad un certo punto. Poi, ho abbassato lo sguardo ed è finita male».

Ha inciso quell’errore sul raptus finale?
«No, assolutamente no».

Come giudica le considerazioni di Montella?
«Io non so perché lui si preoccupi tanto di me. Non abbiamo avuto mai un problema direttamente. Comunque stia tranquillo perché contro la Fiorentina non sono squalificato…».

Ha visto la gara di Bologna?
«Sì, l’ho seguita da casa. La prestazione è stata per lunghi tratti positiva, ma è un momento così. Abbiamo delle pause e le paghiamo. Passerà».

Come ha visto Matri?
«E’ un ottimo attaccante, s’è mosso bene. In questa fase il nostro problema non è il gol, ma subiamo troppe reti. Dobbiamo difendere tutti meglio, a cominciare dagli attaccanti che devono fare la loro parte in copertura».

E’ pronto per l’Ajax?
«In questi giorni ho dei problemi ad un ginocchio, ma sto lavorando bene. Conto di esserci ad Amsterdam. Dopo la bella vittoria col Celtic serve il bis con l’Ajax in modo d’arrivare tranquilli alla delicata gara con il Barcellona».

Quali traguardi vede per il Milan in questa stagione?
«Allegri dice che possiamo tornare in alto per Natale? Possiamo farcela, basta cambiare registro. Non siamo, però, inferiori a nessuno. Questo campionato si prospetta molto equilibrato, sarà avvincente. Non è come ai tempi di Mancini e Mourinho, quando l’Inter era troppo più forte delle altre».

Intanto la Roma è in fuga solitaria.
«E’ presto per dare dei verdetti. Prendiamo il caso del Napoli: ha grandi giocatori come Higuain, Hamsik, Zuniga e gli altri, ma come gioco di squadra non mi ha fatto una grande impressione nello scontro diretto».

Tevez è partito benissimo con la Juventus.
«Carlitos è un grande giocatore. Con lui mi trovavo bene al City. L’ho chiamato tante volte per venire da noi al Milan, ma poi ha scelto i bianconeri. Peccato».

A proposito di City: Mancini ha dichiarato che avrebbe avuto bisogno lui di uno psicologo.
«Io devo essergli solo grato. Mi ha dato fiducia all’Inter e poi al City, ma non sono certo andato via per colpa sua. La verità è che li c’erano 5 attaccanti fortissimi e io ero costretto a giocare a sinistra».

E allora?
«L’ultimo anno io ho continuato ad allenarmi seriamente, ma sono accadute troppe cose intorno a me».

E’ sempre contento della scelta di tornare in Italia?
«Beh, sono scappato dalla Premier perché i giornali mi martellavano. E ora non è che le cose vadano molto meglio. Ma sì, sono contento d’essere tornato al Milan, il club per il quale ho sempre tifato da bambino. E poi».

E poi?
«La Nazionale è il mio orgoglio. Vestire quella maglia è il sogno di tutti e io mi sento realizzato da questo».

Anche per merito di Prandelli.
«Certamente. Devo molto anche a lui. Ha creduto in me nei miei momenti più difficili e per me è un punto di riferimento importante».

Anche se ora dovesse punirla, non convocandola nei prossimi impegni?
«Se c’è il codice etico…».

In vista dell’azzurro che pensa del gran ritorno di Giuseppe Rossi?
«Innanzitutto gli faccio i complimenti per questo suo bell’avvio di stagione: Peppe è fortissimo.. Purtroppo in Nazionale per tante circostanze non abbiamo quasi mai giocato insieme, ma spero prima o poi arrivi l’ora giusta in azzurro. Spero solo che perda contro il Milan».

Ma come vive questi momenti?
«Parlando meno possibile di calcio. Anche quando torno a casa e mia madre mi tira fuori certi discorsi le rispondo che non deve stressarmi. Ma ho la fortuna di avere dei genitori stupendi. E, poi, come si dice? Dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna. Bene, ora con la mia compagna sono sereno».

Da alcuni viene ritenuto un viziato.
«Chi lo pensa evidentemente non m’ha conosciuto quand’ero più piccolo. Mi sono calmato molto. Ed ora mi sento molto più uomo, non sono certo quello di 4 anni fa all’Inter».

A che punto è la sua maturazione? E che obiettivi si pone?
«Non so quantificarlo in percentuali. Ma so che devo darmi da fare per puntare ai difficili traguardi che ho in testa».

Il Pallone d’oro per caso?
«Quelli che ho in testa sono tutti obiettivi difficili. Nessuno escluso evidentemente».

Allegri le chiede di giocare più in area. Ma lei si allarga sempre.
«Ha ragione. Devo migliorare in questa fase. A me viene naturale cercare spazi sulle fasce».

E’ un problema di partner?
«Certo, se giocassi con un altro Balotelli sarebbe tutto diverso. Ma non è questo il problema, serve anche più esperienza».

Molti rivedono in lei le abitudini di Ibra.
«Zlatan è diverso da me, non è questa la questione».

A volte sembra che si assenti in campo. Perché?
«Non mi manca di sicuro la generosità. Se serve rincorro l’avversario anche sino alla bandierina del calcio d’angolo. Il problema è di concentrazione».

Si spieghi meglio.
«Quando mi fermo in campo è perché ho appena sbagliato una giocata. Allora mi sento in colpa e rimango lì a pensarci su».

Allora in quei momenti è meglio non pensare.
«Io sono sempre supercollegato. La differenza è che devo tramutare in rabbia il mio scoramento. Ma senza esagerare: sennò mi danno il rosso».

Come va con Allegri?
«Con lui è tutto ok. Ci carica bene, speriamo di seguirlo come squadra, Ci serve un po’ più di fortuna per tornare tra le prime tre/quattro e giocare alla pari la seconda parte della stagione».

Invece che ci dice di El Shaarawy?
«Tanto per cominciare deve tagliarsi i capelli. Lui e Niang non mi sentono, ma stanno meglio se cambiano tagli. Scherzo ovviamente. Stephan deve solo ritrovare un po’ di fiducia. Ha grandissime qualità e lo abbiamo visto tutti nella scorsa stagione. Ma anche quest’estate è partito bene, segnando gol importanti: come quello al Psv».

E invece cosa pensa di Niang?
«Ha grandissimi colpi. Ha solo bisogno di un po’ più di fiducia in se stesso. Bisogna stargli vicino e io sto provando a farlo».

La redazione di Milanlive.it

Impostazioni privacy