Milan, Biabiany? Anzi, Biabia-no! Il francese alla fine resta a Parma

Biabiany
Biabiany

C’è chi dice sì e poi gli tocca dire no, c’è chi dice sì ma non basta, c’è chi dice no e resta fermo. La storia dell’assalto fallito del Milan a Biabiany si è snodata fra proposte non accettate e veti che in realtà non hanno inciso molto. Alla fine, è stato essenzialmente un problema di soldi.

Troppi soldi – Riassunto di una trattativa improvvisa e ingarbugliata: Galliani ci pensa da un po’, Biabiany gli piace e lo stop della trattativa fra Parma e Guangzhou gli consente di fare un tentativo. Si incontra con il d.g. del Parma Leonardi, pare possibile trovare un accordo economico, la mattina successiva (ieri) la questione si complica: lo staff del Parma vorrebbe almeno Saponara, il club vuole soprattutto un conguaglio economico (valuta Biabiany intorno ai 7 milioni), Saponara fa sapere che preferisce restare a giocarsi le sue carte (al momento poche) al Milan, ma tutto sommato non è questo il problema. I nodi sono altrove e il Parma stoppa il Milan che propone la formula del prestito oneroso. Galliani prova a convincere Leonardi offrendo Zaccardo: al Parma lui ha detto sì, ma se avesse detto no sarebbe stato uguale. Con questo girotondo finale, il mercato rossonero si chiude e la rosa resta extralarge (29 giocatori). Anche senza Biabiany, che dopo aver visto svanire la possibilità di un ritorno a Milano ha preferito dire no alla Lazio. E il Parma ha intenzione di fargli rinnovare il contratto.

Qualche no – Deciso a non dare importanza a numeri e sistemi di gioco, Seedorf dovrà fare i conti con esuberi di qualità varia, dovuti anche a qualche no di troppo. Per fare un esempio limitato ai difensori, se Zaccardo aveva detto sì al Parma e gli è toccato restare, Mexes nei mesi ha rifiutato tante destinazioni, e Constant non ha voluto saperne di lasciare il Milan per Napoli. Per ora Seedorf ha a disposizione due squadre. Andrà via liscio in Champions League, perché Honda non potrà giocare e questo limiterà i problemi nella scelte dei creativi, e la squalifica di Montolivo e Muntari lascerà spazio a centrocampo a Essien con De Jong. Poi, Seedorf dovrà fare ampio ricorso alle sue arti motivazionali.

Turnover o no? – Le variazioni possibili sul tema del 4-2-3-1 sono tante e Clarence dovrà decidere se sposare la linea del turnover o quella, una volta preferita dal suo presidente Berlusconi, dei titolari fissi, dividendo la squadra in classi. Operazione difficile, perché nel gruppo dei trequartisti e assimilati non ci sono differenze di valore chiarissime: a parte Kakà, uno dei pochi intoccabili per qualità e carisma, gli altri hanno chance da giocarsi. Biabiany non è arrivato, ma non è che il rebus dell’abbondanza sia stato risolto.

Fonte: Gazzetta dello Sport

Impostazioni privacy