Taarabt: “Sì, Balotelli ha pianto per Pia. Voleva dedicarle un gol a Napoli”

Taarabt Balotelli

A Milanello è nata una nuova amicizia. Senza El Shaarawy, costretto a restare lontano dal campo, e senza Niang, Mario Balotelli ha scelto Taarabt come nuovo compagno di giochi. Sarà perché ha gradito la sua auto-investitura («ora il Milan ha pure il Balotelli marocchino»), oppure perché fra caratteri esuberanti spesso ci si annusa e ci si piace. Fatto sta che, dopo la passeggiata sul lungomare napoletano, il Balo sta condividendo anche molti momenti del lavoro settimanale con Adel. Una simpatia evidentemente già profonda dal momento che Taarabt, dopo due giorni in cui sono circolate migliaia di ipotesi in merito, ha spiegato il motivo delle lacrime di Mario: «Sta passando un momento particolare per la figlia, che vive a Napoli e per la quale avrebbe voluto segnare un gol – ha detto a Mediaset –. E’ una questione di emozioni, bisogna stargli vicino e dargli amore perché è un super giocatore e abbiamo bisogno di lui».

Complessi Dargli amore, come dice anche Prandelli. E come gli darà la figlia Pia, riconosciuta dal papà via Twitter e le cui immagini passano da una rivista all’altra. Oggi è un’esclusiva di Diva e Donna a illustrare i momenti relativi al test del Dna e le ennesime parole della Fico al Balo a mezzo stampa: «Dimentichiamo gli errori, recuperiamo il tempo perso. Mario potrà passare tutto il tempo che vorrà con la sua bambina. Voglio che Pia possa vivere come la figlia di un calciatore: crescendo si renderà conto di chi è suo papà e non deve subire complessi di inferiorità nei confronti degli altri figli di calciatori». Un problema non da poco.

Lato B Intanto l’umore di Mario è migliorato a vista d’occhio. Ieri a Milanello scherzava e rideva come un matto, sebbene la lotta col lato oscuro di se stesso sia sempre in atto. Basta sfogliare l’ultimo numero di FourFourTwo , mensile inglese che gli ha dedicato la copertina in cui Mario, guardia alta e sguardo da duro, stringe i pugni come i pugili. Titolo: «Io cattivo? Vorrei esserlo di più». Ah, bene. All’interno, l’intervista in cui racconta: «Credo in Dio e in certi momenti questo mi aiuta a calmarmi. Per me ha significato molto essere ricevuto dal Papa. Da lui ho appreso molto, è un uomo che ti ispira profondamente». Poi, ecco di nuovo il lato oscuro. «Quando ero più piccolo amavo la boxe, il mio idolo era Tyson. Forse a volte quando gioco ho qualche suo atteggiamento. Ma l’unica cosa che davvero mi dà fastidio è il razzismo. Se abbandonerei il campo in caso di cori razzisti? Sì». Eravamo rimasti a Galliani che gli aveva ordinato di non pensarci nemmeno.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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