Al Milan mancano società, allenatore e giocatori. Gli hip hip hurrà non bastano

Torino-Milan (Getty Images)
Torino-Milan (Getty Images)

Dopo il k.o. di San Siro contro il Sassuolo, era lecito attendersi un pronto riscatto da parte del Milan a Torino. Invece ne è venuta fuori una partita orribile da parte dei rossoneri, capaci di strappare un pareggio solo grazie ai miracoli di Diego Lopez e alla poca concretezza dei giocatori avversari.

 

La squadra di Filippo Inzaghi ha giocato per pochissimi minuti fino al gol sul rigore di Jeremy Menez, ma poi i granata hanno dominato in lungo e in largo il match meritando ampiamente di vincere. Una prestazione vergognosa ed imbarazzante quella del Milan, una delle peggiori degli ultimi anni. Non esiste che ci si faccia dominare in questa maniera da una squadra che lotta per la salvezza e non si riesca ad opporre reazione.

 

Inzaghi nel post partita ha provato a giustificare i suoi ragazzi, ma non vi è giustificazione alcuna che regga. Neppure il fatto di aver giocato in 10 il secondo tempo a causa dell’espulsione di un Mattia De Sciglio sempre più irriconoscibile e involuto. L’atteggiamento complessivo della squadra è inaccettabile. Pippo ha impostato la gara su un pesante catenaccio ha in parte pagato solo grazie a Lopez e alla fortuna. Il Milan ha rischiato di subire almeno altri 3-4 gol. Poi la scelta di togliere Menez per un altro difensore schierandosi con il 5-4-0 è stata una cosa incomprensibile.

 

La rete di Kamil Glik è arrivata ancora su palla inattiva, ormai una costante. Il problema è che quando concedi troppe situazioni di gioco di questo tipo è normale che prima o poi ti possano segnare. Chi dovrebbe curarle (Mauro Tassotti?) evidentemente non lo fa nel modo giusto e i giocatori ci mettono del loro. E in attacco finora non si è minimamente visto alcun beneficio dal lavoro svolto dallo specialista Gianni Vio.

 

Parlare di 3° posto è inutile, ci si era illusi per qualche partita ma la realtà è che questa squadra ha troppe lacune e deve volare più bassa. Non bastano gli hip hip urrà di Silvio Berlusconi per renderla competitiva. Servono giocatori da Milan, una società da Milan e un allenatore da Milan.

 

Quanti di questi calciatori un tempo avrebbero indossato la maglia rossonera? Preferiamo non rispondere. Altrove una dirigenza che si comporta come quella rossonera sarebbe bersagliata di critiche sia dalla stampa che dai tifosi. Ma la prima troppo spesso è cauta nel condannare ciò che avviene ormai da anni e alcuni giornalisti o pseudo tali, si spendono in vere e proprie difese dell’indifendibile con discorsi imbarazzanti e privi di onestà intellettuale. I secondi invece sono divisi tra chi prova ancora riconoscenza per i successi del passato e chi invece è stanco e auspica quanto prima la dipartita della famiglia Berlusconi e di Adriano Galliani.

 

Capitolo allenatore. Inzaghi, dopo Clarence Seedorf, è un altro principiante allo sbaraglio messo sulla panchina di un Milan che invece avrebbe bisogno di una personalità diversa per dirigere e gestire un gruppo di questo tipo. Un tecnico alle prime armi cosa può insegnare ai suoi giocatori? Potrebbe trasmettere alcuni valori che lo hanno caratterizzato quando era un calciatore, ma poi? Bisogna insegnare calcio e Inzaghi non è ancora in grado di farlo. Parlare sempre di entusiasmo e motivazioni non basta, serve trasmettere qualcosa anche dal punto di vista tecnico-tattico. Fermo restando che non si possono trasformare in campioni gli attuali elementi della rosa.

 

Il 2015 per il Milan è cominciato malissimo. Ci si era illusi un po’ dopo i buoni risultati con Napoli e Roma, ma si è ben presto tornati alla realtà. Una realtà evidente nel precampionato, ma che è stata poi influenzata da alcuni singoli risultati che hanno scatenato un po’ di entusiasmo momentaneo. Ma questo Milan non può arrivare 3°, salvo catastrofi altrui che in un campionato mediocre come la Serie A potrebbero anche accadere.

 

C’è la necessità di cambiare pagina. Non serve Mattia Destro se non si è in grado di produrre un gioco atto a valorizzare una vera prima punta. Servono centrocampisti di qualità che sappiano velocizzare e rendere imprevedibile la manovra innescando a dovere gli attaccanti. In difesa c’è da mettere a posto diverse cose. Il problema è sempre il solito però. La società non vuole investire. Dunque un Milan competitivo realmente non lo vedremo mai. E’ la triste realtà.

 

Matteo Bellan

 

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