Sacchi: “Berlusconi rivoluzionario. Mancherà al Milan”

Arrigo Sacchi
Arrigo Sacchi (©Getty Images)

MILAN NEWS – Chi meglio del suo primo allenatore, colui che ha fatto grande l’idea di calcio del Milan, potrebbe parlare e raccontare l’epopea di Silvio Berlusconi in rossonero? La Gazzetta dello Sport ha intervistato Arrigo Sacchi, il primo tecnico scelto dal Cavaliere per iniziare un’era incredibile, fatta di campioni e tanti trofei, che si sta per concludere con la cessione delle quote di maggioranza alla cordata cinese.

Sacchi ha subito parlato dei motivi che presumibilmente hanno portato Berlusconi a lasciare il club tanto amato in mani altrui:  «Credo che ci siano stati tanti fattori a indurlo a pensare di poter lasciare il Milan. Ma se lo farà, lo farà davvero togliendo una parte di se stesso. Ho visto un uomo prendere tranquillanti per resistere, tanto viveva una partita importante. Era molto coinvolto, sempre. Ha il Milan sotto la pelle, per questo non è facile separarsene. Berlusconi e Galliani hanno portato avanti il calcio italiano. C’è chi non vuole ammetterlo, ma certe cose non si possono dimenticare. Anche quelli che hanno minimizzato la portata delle novità se ne renderanno conto. La missione era vincere, convincere e divertire. Come ho detto a Marotta, alla Juve mancano due verbi: a loro basta vincere».

L’ex tecnico di Fusignano ha poi rivissuto alcuni momenti storici dell’era rossonera, da fine anni ’80 in poi: «Il suo avvento nel calcio è stato un evento simile a quello che potrebbe succedere se in uno stagno arriva una valanga. Ribalta tutto. Alla fine degli anni Ottanta era così, era tutto fermo. E Silvio era avanti di parecchio. Tempo fa ho cenato con Rijkaard che mi ha detto: “Sa, parlavo con Van Basten l’altro giorno e ragionavamo sul Milan. Eravamo avanti di dieci anni”. E io ho risposto: “Ti sbagli, erano venti”. Berlusconi ha portato nel calcio italiano cose inimmaginabili in quel periodo e anche dopo. E il calcio italiano lo rimpiangerà. Lo rimpiangeranno tutti, anche quelli che per anni non hanno capito o hanno fatto finta di non capire l’impatto delle sue idee su un calcio immobile. Chi non si è reso conto di quanto grande sia stato il suo impatto, lo farà nei prossimi anni. Se firma questa cessione e davvero se ne va, mancherà a tutto il calcio italiano. Anche a chi non ha voluto riconoscere i suoi meriti».

Scatta poi l’ora degli aneddoti per Sacchi: «La partita capolavoro, quella contro la Steaua Bucarest, la prima finale di coppa Campioni, allora si chiamava così, della sua gestione. Lui è entusiasta, mi dice: “Quanta gente, che spettacolo meraviglioso con tutti questi tifosi che ci hanno seguito da Milano fino a Barcellona”. Io gli rispondo: “Guardi che bello questo stadio polifunzionale, c’è persino una chiesa”. “Allora vado a pregare”. Ci andò, e dopo la partita mi disse: “Glielo avevo detto che erano comunisti”. Oppure Juve-Milan del primo anno, il Milan non vinceva a casa Juve da una vita. Berlusconi va a pranzo con Agnelli, invitato dal presidente della Fiat, e mi dice: “L’avvocato mi ha chiesto di salutare la squadra prima della partita, che cosa ne pensa?”. Io ci rifletto un po’ su, poi dico: “L’Avvocato ha molto carisma, non vorrei che potesse influire. A che ore verrebbe?”. “Alle 13.45”. “Bene, dieci minuti prima faccio uscire i giocatori”. Agnelli arrivò negli spogliatoi e trovò soltanto me e Berlusconi. Si mise a ridere e disse: “Sapevo che avevate una grande squadra, speravo soltanto che voi due poteste in qualche modo distruggerla».

 

Redazione MilanLive.it

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