Farina: “Costretto a vendere il Milan. Berlusconi? Vinse coi miei giocatori”

Silvio Berlusconi e Giussy Farina

MILAN NEWS – Oggi La Gazzetta dello Sport ha intervistato Giuseppe ‘Giussy’ Farina, proprietario del Milan prima che Silvio Berlusconi acquistasse il club nel febbraio del 1986.

L’imprenditore ha oggi 83 anni e ha confermato la sua vecchia versione su quanto avvenuto quando dovette cedere la società all’attuale patron rossonero: «Sono stato costretto a lasciare per pagamenti in nero e quattro mesi di arretrati di Irpef. Altre società non la pagavano da anni, ma hanno voluto colpire me per consegnare il Milan a Berlusconi, che così l’ha avuto senza versare nulla».

Farina ha ammesso che, se tornasse indietro, probabilmente non tornerebbe ad acquistare il club e spiega le ragioni di questa scelta parlando sostanzialmente di soldi: «Allora mi ero adeguato a quanto facevano tante altre società, per cui è difficile giudicare gli errori di quel periodo. Oggi mi comporterei diversamente, ma se tornassi indietro non prenderei il Milan, perché non avevo la potenza economica per guidare una società così. Mi sono fidato di altre persone, ma soprattutto sono stato tradito dalla mia grande passione per il calcio, che mi avrebbe fatto prendere anche il Real Madrid se fosse stato in vendita. Perché per me i soldi non contano niente, conta la passione».

Con l’imprenditore vicentino il Milan tra il 1982 e il 1986 non visse anni semplici e comunque non alzò trofei. Alla prima stagione ci fu la promozione in Serie A dopo la precedente retrocessione in B, poi al massimo i rossoneri riuscirono a conquistare la qualificazione in Coppa UEFA. Sicuramente l’era Berlusconi è stata di un altro livello, però Farina ci tiene a ribadire alcuni concetti.

Ecco le sue parole sul fatto che grazie a Berlusconi il Milan sarebbe diventato grande: «Ma con i giocatori che gli ho lasciato io. Un giorno, a Lugano, incontrai casualmente Mantovani, il presidente della Sampdoria, che mi diede un assegno in bianco per prendere Baresi, lo giuro sulla testa dei miei 7 figli, 12 nipoti e 5 bisnipoti, perché nel frattempo sono diventato anche bisnonno. Gli dissi di no, senza pensarci un secondo. Se avessi venduto Baresi, Maldini, Tassotti o Costacurta, avrei avuto i soldi per andare avanti, ma avrei tradito la mia passione, perché i giocatori bravi non li vendevo. Dopo la retrocessione, avvenuta per cose strane all’ultima giornata, il Milan stava risalendo con due nuovi stranieri, Wilkins e Hateley. Eravamo tornati in coppa Uefa e quando Berlusconi diventò proprietario, in febbraio, la squadra era terza con il Napoli, un posto che oggi farebbe fare salti di gioia a tutti».

Farina ci tiene a rivendicare quanto di buono fatto sotto la sua gestione, ricordando che non ha venduto i gioielli della squadra nonostante potesse incassare molto e continuare a gestire la società. E’ fiero di aver lasciato in eredità a chi è venuto dopo di lui dei campioni che hanno fatto la storia del Diavolo. Ovviamente l’attuale patron non ha mancato di investire e arricchire l’organico con nomi importanti, però qualche grande calciatore lo ha ereditato. E su Gianluigi Donnarumma questo è il pensiero dell’83enne nato a Gambellara: «Io non lo venderei mai, ma non ha torto il suo procuratore visto che il futuro del Milan è incerto».

Inevitabile poi parlare della cessione del club e dell’interminabile trattativa tra Fininvest e i cinesi di Sino-Europe Sports. Una vicenda che ha ormai stancato tutti i tifosi, i quali attendono solo l’epilogo per capire quali saranno le sorti del Diavolo a livello societario. Farina a tal proposito dichiara: «Non si capisce e non so se la colpa è dei cinesi o di Berlusconi. Ma poi chi sono questi cinesi? Non ce l’ho con i cinesi perché non sono razzista. La mia coscienza non mi permetterebbe di trattare con chi non rappresenta in qualche modo l’identità di una squadra, che dovrebbe rimanere legata alla città e ai suoi tifosi. Così, invece, si tradiscono le tradizioni, la storia e l’ambiente».

Insomma, ‘Giussy’ non avrebbe mai trattato la cessione del Milan con acquirenti cinesi. E quando gli viene domandato cosa consiglierebbe di fare a Berlusconi in caso di fallimento dell’operazione con SES, fa una battuta: «Di telefonarmi. Gli darei 5 euro di acconto e poi qualche italiano glielo troverei io. Altro che closing coi cinesi…».

 

Redazione MilanLive.it

Impostazioni privacy