Sacchi: “Al Milan firmai in bianco. Per Van Basten lavoravamo troppo”

Arrigo Sacchi
Arrigo Sacchi (©Getty Images)

NEWS MILANArrigo Sacchi è stato il primo allenatore vincente dell’era Berlusconi in rossonero, un rivoluzionario. Vinse attraverso un gioco che in Italia non si era mai visto prima. Aveva tanti fuoriclasse e lui seppe farli rendere al meglio.

L’ex tecnico del Milan nell’intervista concessa a Il Giorno ha ricordato alcuni momenti della sua carriera. Non mancarono attriti con campioni come Marco van Basten e Roberto Baggio: «Van Basten un giorno mi disse: mister lavoriamo troppo, così non mi diverto. Gli spiegai che chi gioca al calcio è un privilegiato. E se attraverso il lavoro fosse riuscito a trasmettere ogni domenica forti emozioni al pubblico, i suoi tifosi gli sarebbero stati grati per tutta la vita. Baggio invece capì col tempo che in quella partita con la Norvegia decisi di sacrificare il suo talento per far vincere la squadra: l’espulsione di Pagliuca non mi lasciava scelta, dovevo salvare la mia orchestra».

Sacchi spende parole di elogio per Silvio Berlusconi, presidente che puntò molto su di lui: «Considero Berlusconi un illuminato, un anticipatore dei tempi. Nel calcio non concepiva la vittoria senza bellezza, senza la qualità del gioco. Mi chiamò al Milan dopo una partita di Coppa Italia. Col mio piccolo Parma avevo fatto fuori il suo Milan, attaccando anche con i terzini».

Un grande feeling tra lui e l’ex patron del Milan, con cui aveva confronti costanti e con cui i rapporti sono rimasti buoni negli anni: «Berlusconi sapeva mettermi a mio agio, parlavamo la stessa lingua, volevamo fondare il successo su valori importanti, scegliendo giocatori motivati, intelligenti ed entusiasti. Quando firmai il mio primo contratto con il Milan, lo feci in bianco. Dissi a Galliani e Paolo Berlusconi: ‘O siete dei geni o siete dei matti’. Alla fine ebbero ragione loro. Ma in quella prima stagione guadagnai meno che al Parma».

Sacchi viveva il calcio in maniera maniacale, accumulando grosso stress. E anche a causa di questo, ad esempio, interruppe la sua avventura all’Atletico Madrid rinunciando a un ricco contratto: «E’ vero che in ogni società, compreso il Milan, io firmavo per un anno solo. Non ero mai sicuro di reggere lo stress del campo per un’altra stagione. Ho usato lo stesso impegno dal Fusignano al Rimini, fino al Milan e all’Atletico. Quando mi chiesero perché lasciavo con quel contratto da favola risposi: non mi interessa essere il più ricco al cimitero».

 

Redazione MilanLive.it

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