Milan, Gattuso: “Toccato il fondo. Non basta lavorare, serve la testa”

Gennaro Gattuso
Gennaro Gattuso (©Getty Images)

MILAN NEWS – Periodo negativo per i rossoneri quest’ultimo: dopo la vittoria a San Siro contro il Chievo Verona, nelle successive 6 partite contro Juventus, Inter, Sassuolo, Napoli, Torino e Benevento il Milan ha ottenuto appena 4 punti.

La trasferta di domani contro il Bologna al Dall’Ara non sarà agevole, ma i rossoneri devono assolutamente tornare alla vittoria perché la situazione in classifica è poco piacevole, con il sorpasso dell’Atalanta al sesto posto e con il rischio di non accedere nemmeno ai play-off della prossima Europa League nel caso il Milan arrivasse ottavo e non vincesse la finale di Coppa Italia. Intanto oggi pomeriggio a Milanello Gennaro Gattuso ha sostenuto la consueta conferenza stampa di vigilia. Ecco tutte le sue dichiarazioni.

Bologna-Milan: la conferenza stampa di Gattuso

Il tecnico ha cominciato l’intervista parlando della dura settimana dopo la sconfitta contro il Benevento: “Non c’è stato nessun confronto. Abbiamo toccato il fondo, ci assumiamo le nostre responsabilità. Il primo sono io. Avevo fatto i biglietti per andare in Spagna con la mia famiglia, li ho strappati e siamo rimasti qua. A qualcuno può piacere o meno, a mia moglie non ha fatto piacere. Ci assumiamo le nostre responsabilità”. 

Sulla vicinanza della società, ovviamente nelle figure di Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli: “Quando si parla di società, chi si occupa di questo Mirabelli e Fassone sono stati qua, per far capire quali sono le prospettive e gli scenari futuri. Tutti devono sapere. Come io mi gioco il posto, tutti si giocano qualcosa. E’ giusto che siamo stati vicini e ci si ricordi gli scenari”. 

Lunga analisi sulla squadra a livello psicologico e fisico: “Abbiamo interpretato la partita male. Non abbiamo mai giocato di squadra. Sono qua da mesi che dico che questa squadra ha caratteristiche precise, se non gioca sui 25 metri ci mettono tutti in difficoltà. Siccome fate sto mestiere e qualcuno è anche bravo, ditemi se sbaglio. Abbiamo fatto 57 partite, più di tutti in Italia, fisicamente non siamo al top, ma quando sentiamo puzza bisogna cambiare mentalità e aspettare l’avversario. Abbiamo giocato bene quando abbiamo rispettato l’avversario. Se hai anima, umiltà e voglia puoi anche sopperire alla condizione fisica. Non regalo niente. I segnali negativi non li ho, si allenano tutti bene. Le partite contro Arsenal e Juve, è mancato poco, ma manca. Sento parlare rivoluzione, ma questa è una squadra forte, ci manca qualcosa è vero, ma l’età media è bassa e si può aprire un ciclo. Ricordiamoci 7 anni fa la Juventus e altre squadre. Parte tutto dalla testa, non basta la tecnica. Ci manca questo”. 

Ancora sulle prestazioni in campo della squadra e sull’approccio alla partita: “Noi non ci dobbiamo adattare a nessuno. Dobbiamo giocare sulle nostre qualità. Non possiamo fare cose diverse quando con 4 passaggi subiamo gol. Mesi fa vedevate le stesse cose. Dobbiamo giocare da squadra, organizzati, di reparto. Palla coperta, coprire bene il campo. Non vinciamo da 40 giorni, ma che squadre abbiamo affrontato? A parte il Benevento, tutti parlavano di noi. Non concedi un tiro a Higuain… Appena cali un po’ vai in difficoltà con giocatori normali. La storia del Milan negli ultimi 5-6 anni che dice? A me non interessa. E’ sempre stato così, è troppo facile. Ci mettiamo tutti la faccia e vediamo se è sempre stato così”. 

Sugli attacchi mediatici alla società: “Non è solo la roba di Mirabelli, perché in questo momento chi di dovere l’ha tranquillizzato ma c’era poco da tranquillizzare. Su 11 giocatori ci sta che qualcuno abbia dimostrato meno. Il suo lavoro non è tutto da buttare, anzi. Ha fatto grandissime cose. Sono solo chiacchiere da bar in questo momento. Finisce Mirabelli e c’è il rifinanziamento, e poi un’altra roba. Di tutto quello che succede non mi interessa, guardo solo le persone con cui lavorare. Che dopo c’è tensione e perdi credibilità è un dato di fatto. La priorità più grande è riportare il club dove merita. Tutte le persone mi stanno aiutando. Se pensiamo di continuare così, è difficile. Io guardo la mia squadra. Fino a poco tempo fa vincevamo ed eravamo tutti belli, adesso siamo mostri. Bisogna lavorare e credere fortemente. Non cerco alibi, la cosa più facile per chi fa questo mestiere è dire che non funziona nulla, ma non è così. Quando c’è coesione e voglia di stare insieme va tutto meglio. Il campo parla, non le polemiche contro Mirabelli e rifinanziamento. Se vinciamo, non facciamo divertire chi non ci vuole bene”. 

Ancora sulla testa dei giocatori e sugli allenamenti settimanali: “Quando sei calciatore o allenatore, è fisiologico un calo, per le emozioni vissute. Ma in questo momento non c’è tempo per pensare o fare esperimenti. Ci giochiamo ancora tanto, non possiamo staccare la spina. Io segnali non ne ho. Gli allenamenti di un mese fa e oggi sono due robe diverse. Qualche giocatore a livello fisico soffre un po’, ma la squadra mantiene gli stessi ritmi, anzi anche meglio. Io vengo tutte le mattine e ho fatto. No, non serve allenarsi solo bene. Serve capire i compagni, se tutti abbiamo gli occhi della tigre. Serve capire che bisogna correre quando si avverte il pericolo, non dopo. Dobbiamo arrivare alla vittoria, perché lavoriamo. Prima della Juve non perdevamo da tre mesi. Ora son 40 giorni che non vinci. Ci sono le motivazioni per cui non abbiamo vinto, bastava essere più furbi e cinici. Ma sempre con i se… C’è mancato poco, bla bla, ma dobbiamo crescere a livello di mentalità e saper leggere le partite. Ma ci sono anch’io dentro, non solo i giocatori”. 

Sulle problematiche fuori dal campo: “Non parlo di pressioni. Nelle difficoltà dobbiamo essere bravi a essere compatti, a dire meno ai giornalisti, stare più zitti, fare finta di niente e non rispondere a voi giornalisti su Whatsapp. Le chiacchiere ci portano solo all’inferno. Poi la società mi giudica, vale per tutti. Tutti siamo giudicati, ma non facciamoci male da soli. Chi fa questo lavoro potrebbe andare a trovare alibi, è troppo facile”. 

Ritorno di Hakan Calhanoglu e in generale sul momento della squadra: “Hakan ha caratteristiche come nessuno in rosa. Viene da un piccolo problema di infiammazione al tendine rotuleo. Ci aiuta molto, ma non c’è bisogno solo di lui. Devo ritrovare tutta la squadra, non i singoli. Dobbiamo saper soffrire e tenere bene il campo. Continuare sulla squadra di pochi mesi fa. Sappiamo come giocare, ma appena facciamo cose nuove veniamo puniti. Tutti i giocatori di qualità si devono mettere a disposizione. Dobbiamo giocare da squadra. Da solo nessuno decide la partita”.

Sulla gestione della partita contro il Benevento e sulle precedenti giocate: “Contro il Benevento, all’inizio, abbiamo fatto pressione alta, quando crossiamo 42 volte è normale? L’abbiamo mai presa una? Sul primo palo abbiamo attaccato? Le migliori partite le abbiamo fatte sulle ripartenze, ma da due mesi a questa parte partiamo dal basso, poi arriviamo agli ultimi 20 metri e facciamo il solletico. Dobbiamo essere più velenosi davanti, perché poi ci arriviamo e sbagliamo: i tagli con le mezzali sono pochi, i tiri brutti…”.

Gattuso deluso? Ecco la sua risposta: “Sono incazzoso. Il fatto che non si vince da 40 giorni, se rido come un ebete, vuol dire che non rispetto voi e me. Si lavoriamo, ma non basta quel che facciamo. Questa squadra non poteva riposarsi, i giocatori non erano incazzati, non sono deluso. Forse da me stesso perché non sono stato bravo a far cambiare la mentalità al 100%”. 

Si ritorna a parlare di campo, in particolare sul modulo e le rotazioni relative all’attaccante centrale: “Quando comincia la partita, do la formazione e vedi le scelte. Gli uomini vanno visti in settimana. André Silva ha fatto due gol, poi ha giocato ed è stato fuori. Mi baso agli allenamenti della settimana. Chi fa il pirla non gioca. Il livello è più o meno uguale, anche se con caratteristiche diverse”. 

Sull’infortunio a Lucas Biglia e sulle condizioni fisiche sue e di Alessio Romagnoli: “Se stiamo dietro a Biglia per spirito e mentalità, già voleva fare la bici. Non dobbiamo fare sciocchezze. E’ un infortunio serio, non facciamoci portare fuori binario dal suo entusiasmo. Se lo ascoltiamo possiamo fargli del male. Ha voglia e senso d’appartenenza, ma dobbiamo fare le robe per bene. Romagnoli da 4 giorni ha fatto la visita e corre e alza i ritmi. Settimana prossima farà solo sedute atletiche. Poi lo rivalutiamo e vediamo. Coppa Italia? Al momento va bene, lo valutiamo settimana prossima”. 

Chiusura sul Bologna, avversario di domani: “Sarà la stessa partita fatta contro il Torino. Sono una squadra meno tignosa, ma che davanti ha grandi qualità. Verdi, destro e sinistro ancora non si capisce, quando imbucano Palacio o Di Francesco sono pericolosi. Sanno giocare, non hanno pressioni. Per noi sarà una partita difficile. Dobbiamo stare molto attenti. Mi fa paura la loro spensieratezza, sono riposati e poco stressati. Quando la testa è libera, le gambe vanno forte”. 

Sui risultati contro le squadre già retrocesse. Con quattro allenatori, problemi con le squadre di bassa classifica: “Sono incazzoso per questo motivo. E’ da un po’ di tempo che è così. Mi devo fare delle domande. La partita contro il Napoli… è questione di mentalità. Ai campioni nemmeno li fai avvicinare all’area, vuol dire che quando hai tensione e veleno sei forte. Non voglio sentire parlare di incazzature, i due gironi di riposo annullati – conclude ribadendo ancora il solito concetto – erano il minimo”.

 

Giacomo Giuffrida – Redazione MilanLive.it

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