Van Basten: “Il mio Milan era super. Fa male vederlo così”

Marco Van Basten
Marco van Basten (©Getty Images)

MILAN NEWS – C’era una volta un Milan che vinceva, trionfava, che insegnava calcio in Italia ed in Europa e che acquistava campioni di caratura internazionale.

Era la squadra di Marco van Basten, uno dei centravanti più forti di tutti i tempi; il ‘cigno di Utrecht’ ha visto la sua splendida carriera fermarsi troppo presto per colpa di un grave infortunio a una caviglia, ma il suo segno in maglia rossonera lo ha lasciato in maniera indelebile. Oggi la Gazzetta dello Sport lo ha interpellato per discutere di Mondiali, di calcio in generale ma anche delle differenze tra il suo Milan e quello di oggi.

Il paragone non sussiste, come ammette lo stesso Van Basten, che con un velo di tristezza ricorda i fasti di un tempo: “E’ cambiato proprio tanto e mi dispiace. Il mio Milan era italiano, Berlusconi, noi tre olandesi e un gruppo fortissimo. Ora il proprietario è cinese, non lo conosco neanche. E la squadra non è quella di trent’anni fa. Purtroppo il livello si è abbassato tantissimo e c’è il rischio di restare fuori dalle coppe. Mi fa male, come pensare che noi e l’Inter eravamo il Real e l’Atletico di oggi. All’epoca noi dominavamo e vincevamo la Champions, il Real faceva belle cose in Coppa Uefa. Finito, metafora della crisi del calcio italiano”.

L’olandese ha poi parlato dello sviluppo tattico del calcio, molto diverso da quello vissuto da lui negli anni ’90: “Il calcio è anche feeling, i giocatori si stimolano e si esaltano tra loro giocando a quel livello. Gli allenatori sono importanti ma non sono tutto. Ci vuole disciplina, fisico, tattica e alchimia tra giocatori. Ci vogliono allenatori in campo a guidare i compagni, come Baresi, Rijkaard, Ancelotti e io stesso facevamo nel Milan. Così si diventa grandi squadre. Dopo Sacchi c’è stato Guardiola, il Barcellona degli ultimi dieci anni è una delle squadre più forti di sempre. Ma sta cambiando, rispetto ai primi tempi fa meno pressing alto. Perché le squadre temono di essere prese in ripartenza e quindi non lo praticano più come facevamo noi con Sacchi o il Barça con Pep e Rijkaard”.

 

Keivan Karimi – Redazione MilanLive.it

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