IS24O – Così il Milan cinese spiava giornalisti e dipendenti

Yonghong Li David Han Li Marco Fassone
Yonghong Li, David Han Li e Marco Fassone (©Getty Images)

MILAN NEWS – Nuove ombre e voci sulla a dir poco particolare e breve era del Milan targato Cina, periodo davvero paradossale della storia recente rossonera.

Dopo i misteri sulla reale identità dell’ex patron Yonghong Li e la causa al Tribunale del Lavoro tra il Milan attuale e il vecchio amministratore delegato Marco Fassone, spuntano clamorose indiscrezioni da Il Sole 24 Ore che fanno davvero rabbrividire, degne di un classico romanzo di spionaggio di John Le Carré.

La fine dell’era cinese al Milan? LEGGI QUI!

All’interno del dossier presentato dal Milan nel fare causa a Fassone spunta un fascicolo riguardante una presunta attività di spionaggio messa in atto dalla vecchia proprietà. L’intenzione era quella di mettere sotto controllo e pedinare alcuni dipendenti della società rossonera e ben quattro giornalisti che si sono occupati nell’ultimo anno delle vicende societarie dalle parti di via Aldo Rossi.

Il tutto è fuoriuscito da un’attività di controllo delle voci di bilancio del nuovo Milan. Nel mese di luglio 2018 risultava infatti, tra i solleciti di pagamento pervenuti al club, anche un sollecito di fatture ancora inevase da parte della società Carpinvest, agenzia investigativa della provincia modenese. Sarebbero stati investiti (ma poi non effettivamente pagati) ben 80 mila euro per questa attività, decisa da Marco Fassone stesso ed altri dirigenti milanisti al fine di non far circolare voci o rumors fastidiosi riguardo la vera identità dei proprietari cinesi ed i loro movimenti finanziari.

I quattro cronisti pedinati giorno e notte e tenuti sotto controllo dall’agenzia di spionaggio sarebbero Carlo Festa del Sole 24 Ore, Luca Pagni e Enrico Currò di Repubblica e Tobia De Stefano di Libero. Per i dipendenti invece il Milan avrebbe utilizzato il digital forensic, cioè il recupero e l’indagine del materiale trovato nei dispositivi digitali, avvenuto su 9 personal computer e smartphone, bonifica ambientale, per individuare possibili microspie nelle stanze del club.

Una vicenda oscura e tutt’altro che piacevole, dalla quale l’avvocato di Fassone però si discosta largamente. Le prossime indagini dovrebbero chiarire anche quest’altra oscura pagina della recente storia milanista.

 

Keivan Karimi – Redazione MilanLive.it

Impostazioni privacy