Galliani: “Campionato da concludere, sennò salta il calcio italiano”

Adriano Galliani ha parlato del futuro della Serie A in questo periodo di sospensione per coronavirus. L’ex AD del Milan ha idee molto chiare e nette.

Adriano Galliani
Adriano Galliani (©Getty Images)

Adriano Galliani oggi è intervenuto a Radio 24 per parlare della situazione del calcio italiano. C’è grande incertezza sul futuro, dato che non si sa quando i campionati potranno riprendere. E se riprenderanno.

L’amministratore delegato del Monza è convinto che la stagione non possa essere annullata: «Il campionato va concluso, anche tra due o tre mesi. Condivido la posizione di Infantino. Se il campionato finisce prima, perdiamo i ricavi degli sponsor e dei diritti TV. Io prevedo una stagione che si concluderà in autunno senza pubblico. Anche la prossima sarà senza tifosi allo stadio, quasi tutto l’anno. Va cambiata la Legge Melandri e io mi sto muovendo politicamente. Il calcio a porte chiuse è terribile, ma almeno permette ai club di non fallire. Se si chiude tutto, saltano tutti. Se il campionato si conclude regolarmente, le perdite saranno di bassa entità. Altrimenti esplode tutto il meccanismo. Il calcio italiano salta per aria Nel 2021-2022 si può anche pensare di giocare nell’anno solare come avviene in Sudamerica. Non succede nulla se si gioca da febbraio a novembre».

Galliani spiega come ha operato nel club brianzolo in questa situazione e cosa bisognerebbe fare con gli ingaggi dei giocatori: «Al Monza ho deciso che avrei toccato solamente gli stipendi di giocatori e allenatore della prima squadra. Nessun dipendente del club e dello staff ha avuto un euro di riduzione. Ho tagliato del 50% e mi è stato detto di sì, ritenendo che la riduzione non provocasse danno particolare. I sacrifici non vanno chiesti a chi poi avrebbe fatica ad andare nei supermercati. Mi spiace citare Cristiano Ronaldo, che ammiro, ma lui non può essere trattato come i giocatori della Juventus Under 23. Chi guadagna cifre altissime deve avere tagli diversi da chi percepisce molto meno. Non si può tagliare indistintamente a tutti la stessa percentuale».

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