Da Rivera a Seedorf, da Gullit a Baresi: la storia della numero 10 del Milan

Scopriamo chi ha indossato la maglia numero 10 del Milan nella storia rossonera, prima dell’approdo sulle spalle di Rafa Leao.

Il Milan da pochissime ore ha ufficializzato un interessante cambio di maglia. Rafael Leao, fuoriclasse della formazione di Pioli, ha scelto di abbandonare il numero 17 ed adottare lo storico e prestigioso numero 10.

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Brahim Diaz, l’ultimo numero 10 del Milan (Lapresse) – Milanlive.it

Una numerazione vacante dopo l’addio di Brahim Diaz, che è rientrato definitivamente al Real Madrid. Scelta intrigante, visto il valore simbolico di questa cifra, che rappresenta solitamente i calciatori di maggior classe, prestigio e leadership all’interno di una squadra.

Leao effettivamente, viste le qualità tecniche e l’incisività nel gioco del Milan, appare in teoria meritevole di indossare la 10. Ma nella storia milanista è sempre stata posta sulle spalle di calciatori idonei? Andiamo dunque a verificarlo con una sorta di cronistoria di questa preziosa maglia.

Da Liedholm e Rivera a Savicevic e Rui Costa: quante stelle con la 10 del Milan

Come detto il 10 è un numero che finisce spesso sulle spalle di fuoriclasse, di talenti assoluti, coloro che sono tendenzialmente in grado di indirizzare le partite. Soprattutto quando erano gli allenatori ad assegnare le maglie e non vi erano numerazioni fisse.

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Nils Liedholm tra i primi 10 del Milan (Lapresse) – Milanlive.it

Il Milan può vantarsi di aver avuto numeri 10 di assoluto valore nella propria storia. Da Nils Liedholm, campionissimo svedese degli anni ’50 che poi sarebbe pure divenuto uno degli allenatori migliori della storia del calcio europeo. Passando per fantasisti del passato come Schiaffino, Sormani o Bigon. Ma il 10 più iconico resta senza dubbio Gianni Rivera.

L’abatino, così come lo chiamava il grande Gianni Brera, è stato uno dei campioni più grandi e longevi della storia del Milan, iniziando ad indossare la 10 dalla stagione 1965/66. Un regista d’attacco ideale, tutto talento e visione del gioco, il quale abbandonò questo prezioso numero solo in Nazionale, ai Mondiali di Messico ’70 quando si dovette accontentare della maglia n°14.

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Gianni Rivera, il numero 10 per antonomasia (Lapresse) – Milanlive.it

In tempi più recenti la 10 fu assegnata ad altri leader assoluti come Di Bartolomei o Gullit, fino all’avvento della numerazione fissa per tutte le partite ufficiali. Il primo ad indossarla in maniera definitiva fu Dejan Savicevic dal 95/96, seguito poi da altri fantasisti assoluti come Zvonimir Boban, Manuel Rui Costa e Clarence Seedorf. Fino agli ultimissimi possessori di questa preziosa casacca: Hakan Calhanoglu e il già citato Brahim Diaz.

Quando capitan Baresi indossò la maglia numero 10

Non solo fuoriclasse e campioni offensivi. La 10 del Milan è finita sulle spalle di personaggi anche atipici, come per esempio quando nella stagione 1988-1989 fu indossata da capitan Franco Baresi. Lo storico difensore, che di solito aveva la sua iconica maglia n°6, fu convinto in alcune partite da Arrigo Sacchi ad indossare le dieci, ovvero quando mancava Ruud Gullit in campo. Un esperimento già provato dal c.t. azzurro Azeglio Vicini ai tempi dell’Under 21, ad inizio anni ’80, quando provò Baresi nel ruolo di regista e gli assegnò la 10 della nazionale.

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In pochi sanno che Franco Baresi ha indossato la 10 del Milan (Lapresse) – Milanlive.it

In occasioni sporadiche la 10 rossonera fu assegnata anche a calciatori sorprendenti e forse non così meritevoli di tale onore. Come Diego Fuser o Paolo Di Canio, elementi di buona qualità ma forse non proprio adatti a questo tipo di responsabilità. Oppure il talentuoso Christian Lantignotti, che fu considerato un talento in ascesa nel vivaio del Milan, finito poi successivamente a giocare solo in provincia.

Fino ad arrivare al 10 forse più discusso della storia rossonera. Il giapponese Keisuke Honda, che dal 2014 al 2017 è stato il dieci fisso del Milan. Un giocatore dalle doti tecniche senza dubbio più che discrete, ma certamente non all’altezza di coloro che avevano indossato questa maglia in passato. Una mossa più di marketing, destinata al mercato orientale, piuttosto che di natura tecnico-sportiva.

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