Jannik Sinner è sempre al centro di discussioni. Non si smette di parlare del tennista italiano più forte di tutti i tempi

Ora, finalmente, sarà il campo a parlare per Jannik Sinner. Lo farà a Roma dopo settimane in ‘purgatorio’ per via della squalifica. Una squalifica che ha fatto discutere davvero tanto. I tre mesi di sospensione per il caso Clostebol sono, dunque, finalmente alle spalle.
La speranza adesso è che quando la pallina tornerà a rimbalzare ufficialmente non ci sarà più spazio per parlare ancora della squalifica. Squalifica non lunghissima, che come ricorderete, nei giorni scorsi, ha spinto Federica Pellegrini ad esporsi. L’ex nuotatrice non si è fatta problemi ad evidenziare un possibile trattamento di favore ricevuto dal tennista rispetto ad altri che magari hanno vissuto una situazione simile.
Pellegrini vs Sinner: il parere di Volandri

Così anche le dichiarazioni di Federica Pellegrini sono diventate oggetto di discussioni. Chi sta dalla parte di Jannick Sinner ha attaccato la campionessa azzurra senza troppi giri di parole.
A parlare di quanto detto dalla Pellegrini ci ha pensato anche Filippo Volandri, che Sinnier lo conosce davvero bene: “Di tutta questa storia ho apprezzato soprattutto quelli che hanno detto che non si sarebbero espressi perché non avevano le competenze o le informazioni per poterlo fare”. Afferma subito l’ex tennista ai microfoni di FanPage
“Quando io sento persone che giudicano, come per esempio nel caso della Pellegrini, penso magari ha una laurea magistrale in giurisprudenza e noi non ne eravamo a conoscenza, quindi è un avvocato e non lo sapevamo, o si è letta le oltre 40 pagine della sentenza. Ma anche nel caso in cui dovesse averle lette ha dimostrato di non averle capite. Quando poi addirittura provano a emettere le sentenze, quello mi fa storcere il naso”.
“O sei competente e allora hai tutto il diritto di dare un’opinione oppure non sei competente e allora apprezzo quelli che lo hanno ammesso e non si sono esposti. Non vedo la disparità di gestione rispetto ad altri casi, perché tutti i casi sono alla fine diversi. Non ha senso parlare di disparità di trattamento. Nel caso di Sinner in meno di 48 ore è stata certificata una serie di azioni documentate che ne hanno provato l’innocenza. Quindi quando sento parlare di sospensione mi chiedo: ma sospensione di cosa? In altri casi ci hanno messo mesi per capire il motivo della contaminazione, ma qui non è stato così. A quel punto, quando tu documenti in maniera rapida quello che è successo ed è tutto lampante, non capisco perché Jannik avrebbe dovuto subire una sospensione”.