Milan, un bel bagno d’umiltà ma dopo la sosta sarà tutto diverso

JUVENTUS MILAN – Qualche attenuante, molti colpevoli. Il Milan che si presenta allo Stadium di Torino è un Milan stanco ed incerottato, che gioca da ormai un mese e mezzo con gli stessi interpreti, per di più con la carta d’identità che recita le oltrepassate 30 primavere per molti di loro. Non ci si poteva aspettare di più da questa squadra dal punto di vista atletico, cotta e sulle gambe, anche se l’atteggiamento con cui i giocatori sono scesi in campo è stucchevole, a tratti da provinciale. Tanta corsa buttata a caso, con un attacco che non accorcia aspettando il lancio lungo del monumentale Thiago Silva e centrocampisti abituati a dominare il gioco(Seedorf e Van Bommel su tutti) che rinunciano alla manovra trotterellando sul green e sperando in qualche lampo di genio dei propri attaccanti. Un Milan che a momenti sembra quasi peccare di presunzione, che si coccola tra le palme di campione d’Italia, rintanato in difesa sperando in un contropiede o in qualche errore della perfetta e granitica retroguardia juventina. Tante attenuanti certo, con Ibra(30 anni oggi) e Boateng rientrati dopo un lungo stop, con una chilometrica lista delgi infortunati e con un centrocampo spompato dopo solo un mese e mezzo, anche se ciò che veramente va condannato è l’atteggiamendo arrendeista ed appagato della squadra, che al 40esimo minuto del secondo tempo inizia ad accettare l’idea di un pareggio, non avendo fatto i conti col principino Marchisio e con la grinta di una squadra che ha fame di vittorie, per tornare la Juve di sempre. Ed il Milan di sempre? Abituato a dominare su tutti i campi? Che fine ha fatto quella squadra? In una serata che poco ha da salvare, due parole per l’immenso Thiago Silva, che sorregge il peso di una difesa sugli scudi per 90 e passa minuti, per i primi 85 minuti di Abbiati, che chiude la saracinesca quando può, sbagliando quando la situazione è ormai compromessa(e per questo non mi sento di condannarlo, dopo una partita passata a ricevere pallonate dagli attaccanti bianconeri) e per Sandro Nesta, guerriero di cristallo che stringe i denti finchè può, finchè le sue fragili ginocchia non urlano pietà. Pochi elogi per i vari Cassano, impallato e confuso dalla morsa dei difensori bianconeri, Bonera(è veramente da Milan?), distratto sulla triangolazione che ha portato al primo gol della Juventus, e per l’intero centrocampo(Boa compreso) che non filtra a dovere, non raddoppia sugli esterni, non accompagna la manovra offensiva e vaga a caso per il prato, insomma un centrocampo che non fa il centrocampo. Male anche mister Allegri, che nella passata stagione aveva avuto l’abilità di indovinare i cambi in corso d’opera e di azzeccare le formazioni ai nastri di partenza. Meglio inserire Emanuelson piuttosto che Inzaghi certo, perchè con una manovra che fatica ad arrivare nell’area di rigore avversaria Pippo sarebbe stato estraniato dal gioco, mentre l’olandesino avrebbe dovuto portare corsa e dinamismo in mezzo al campo, schierato però nel suo ruolo di esterno sinistro e non come mezz’ala, trequartista o seconda punta. Meglio a questo punto spostarlo sulla linea dei difensori a spingere sulla corsia mancina a posto dell’indisponibile Abate, costringendo gli esterni bianconeri a restare più bassi e non ad affondare fino all’area di rigore rossonera. Discutibile anche la scelta di Bonera come terzino destro, lento e macchinoso e messo in mezzo dalle scorribande di Pepe e Vucinic sull’out destro e del mancato inserimento di El Sharaawy, che avrebbe sfruttato meglio di Cassano e del malconcio Boateng gli spazi messi a disposizione dai ripetuti attacchi bianconeri. Bisognava rischiare dunque, perchè il Milan non è squadra che si può accontentare di un punto e la partita di ieri sera lo ha dimostrato pienamente. Da non dimenticare l’enorme prova della Juventus, che ha ricambiato l’affetto, la pazienza e l’attaccamento dei 40mila dello Stadium, affamati di vittorie come tutta la squadra, guidata da un grande condottiero, quell’Antonio Conte che ha vissuto i fasti della grande Juve, bella e vincente, grintosa e solida. Insomma una squadra bianconera che è sulle orme di quella che fu nel pre-calciopoli, anche se la via per arrivarci è ancora lunga e tortuosa, ma con un inizio che fa ben sperare. Da oggi tutti a lavoro quindi, con la sosta che arriva al momento giusto, consegnando ad Allegri dopo le partite delle nazionali quel Robinho che tanto è mancato, oltre all’encomiabile Gattuso ed al pieno recupero dei giocatori appena reintegrati dopo i rispettivi stop. Un bel bagno d’umiltà per Allegri ed il suo Milan, due schiaffi che non possono far altro che bene, sperando che tutti abbiano preso esempio da questa Juve laboriosa, rinata dalle proprie ceneri come l’araba fenice, che con impegno ed abnegazione sta riscrivendo per l’ennesima volta le gerarchie di un campionato che l’aveva esclusa per qualche anno dall’elite del calcio italiano e mondiale. Andiamo avanti dunque, continuando a sostenere il vecchio diavolo fino alla morte, nella speranza che questa bella mazzata risvegli la voglia e le ambizioni della squadra dell’anno passato, combattente e vincente, con la voglia di vittorie e la consapevolezza dei propri mezzi.

Samuel Sanapo – Milanlive.it

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