Milan, oggi la bandiera Lodetti compie 70 anni: Fu Brera a chiamarmi Basleta, Berlusconi è sempre stato un intenditore ma suo padre…

MILAN – Per festeggiare i 70 anni della bandiera del Milan, Lodetti, La Gazzetta dello Sport ha intervistato l’ex rossonero. Molto interessanti le dichiarazioni rilasciate dallo stesso: «L’emozione più forte è stata a 13 anni al campo Scarioni. Mi accompagnò il prevosto del mio paese, proprietario del cartellino. Feci un provino nel Milan e mi consegnarono una maglia rossonera a strisce strette, con il collo a v. Quel brivido me lo sento ancora addosso. Fu Brera a chiamarmi “basleta”, perché il mio mento pronunciato gli ricordava la pentola piatta dell’Oltrepo per mondare il riso, la “basleta”. Non mi dava fastidio, come non mi dava fastidio correre per Rivera, il più grande con cui ho giocato, mentre Suarez è stato il più grande avversario». Poi il dramma del ’70: «Il mondiale del ’70 per me fu un dramma. Una sera, in Messico, il massaggiatore Tresoldi mi dice che i dirigenti mi vogliono parlare. Trovo Valcareggi, il professor Fini, il commissario Mandelli e un altro dirigente. Mandelli mi spiega che sarebbero arrivati Boninsegna e Prati, al posto dell’infortunato Anastasi, per cui io rimango fuori dalla lista. Rispondo a Valcareggi che non è giusto e cercano di calmarmi, promettendomi soldi e una vacanza ad Acapulco con mia moglie, ma scelgo la libertà al posto dei quattrini, dico “Andate tutti a dare via il c…, prendo il primo aereo e torno a casa”. Poi vengo scaricato dal Milan. Mi chiama la segretaria Rina e mi passa al telefono il mio nuovo presidente della Sampdoria. In due mesi mi crolla tutto addosso». Quindi l’amicizia con Silvio Berlusconi e il padre: «Abitavamo nello stesso palazzo, io al settimo piano, lui al sesto. Conoscevo sua madre e suo padre, il commendator Luigi che mi chiamava Giuanin come mia mamma. Uscivamo spesso insieme, Berlusconi con la prima moglie, io con la mia, quando ero già un pò stempiatello mentre lui si curava molto i capelli fin da allora. Andavamo in un piano bar di corso Vercelli, dove Berlusconi suonava al pianoforte e cantava. Lui ne capiva. Era un milanista sfegatato e ricordo quella sera del ’69 in cui avevamo pareggiato 0-0 a San Siro con il Celtic, sotto una nevicata. Andammo a cena e lui già faceva la formazione per il ritorno. Voleva tre punte e io gli dicevo “Silvio stai calmo, se andiamo allo sbaraglio ci massacrano”. Una mattina suo papà mi prende in disparte e mi dice: “Giuanin, diga al me fioeu che ciape no el Milan, perché l’è un debit”. Berlusconi mi ripeteva che voleva fare un regalo ai suoi figli. E allora dico a suo papà: “Comendatur, mi sa che stavolta perdiamo la battaglia”».

La redazione di Milanlive.it

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