Milan, Andrea Rabito racconta El Shaarawy: a Padova fu chiaro da subito che si trattava di un talento…

Milan News El Shaarawy-Il giovane El Shaarawy sta sorprendendo ed entusiasmando tutti. Nessuno i aspettava un’esplosione così improvvisa dell’attaccante rossonero. Nessuno tranne uno: Andrea Rabito, attualmente in forza alla Cremonese, che con il faraone ha condivisio l’esperienza a Padova: “Le sue qualità sono indubbie e le aveva mostrate a Padova in Serie B. Fin dal ritiro estivo si vedeva il suo talento naturale; quello che sorprendeva di lui era la naturalezza con cui esprimeva le sue qualità. Mi ha sorpreso per la grande umiltà, nonostante avesse grandi doti e avesse fatto un campionato straordinario. Una volta approdato in rossonero, di certo non ci si aspettava che potesse fare subito bene. Ha avuto bisogno di un periodo di adattamento, giocare nel Milan per un ’92 non è cosa solita. Magari a Milanello hanno voluto rifinirgli il fisico visto che a Padova aveva avuto dei problemi alle ginocchia, questo per non bruciarlo. Vedendo le difficoltà che hanno i rossoneri nell’andare in gol, direi che hanno fatto bene a puntare sulle sue qualità innate. In nove giornate di campionato ha fatto sei gol e ha segnato anche in Champions League. Credo che in questo momento sia nel pieno della sua crescita; è talmente giovane che di crescita si deve parlare, non ha limiti e a vent’anni può solo migliorare. Il Milan fa bene a tenerselo stretto, è un giovane da valorizzare e da far giocare in campo. Credo che El Shaarawy si esprima meglio partendo da una zona defilata del campo. Non ha le caratteristiche del trequartista, è più una seconda punta veloce, bravo a rifinire e ad attaccare gli spazi. Partendo da una posizione defilata può esprimere al meglio quelle che sono le sue caratteristiche puntando l’avversario e saltandolo, andando al tiro e servendo assist ai compagni. L’ho visto giocare nel Milan partendo sia dal centro-destra che dal centro-sinistra e i risultati gli stanno dando ragione. Nel tempo può davvero giocare ovunque, l’importante è che ci sia qualcuno di peso che faccia il lavoro sporco e faccia da sponda per lui. Non credo sia egoista, anzi: e poi, a mio avviso, questo non sarebbe da vedere in maniera negativa. Essere egoista vuol dire anche avere personalità: a volte devi prendere delle decisioni in una frazione di secondo e, se non sei determinato, rischi di fare cose a metà. Quindi meglio provare un tiro in porta che non provarlo e i risultati si vedono. Quando giocavo con lui a Padova, mi sembrava tutt’altro che egoista

Elmar Bergonzini-www.Milanlive.it

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