Milan, M.Dotto svela un clamoroso retroscena su Allegri ed El Shaarawy!

MILAN ALLEGRI EL SHAARAWY – Matteo Dotto, giornalista Mediaset, rivela un interessante retroscena riguardante Massimiliano Allegri e Stephan El Shaarawy.

Settembre 2011, esterno giorno. Sole a Milanello, in uno dei campi periferici del centro sportivo rossonero si gioca una partitella titolari-riserve (con in campo molti giovani della Primavera causa infortuni e acciacchi vari dei “grandi”).
Chi scrive vi assiste non in qualità di giornalista ma di amico-accompagnatore di Claudio Borghi, all’epoca CT del Cile ma in visita pastorale a trovare vecchi amici della sua sfortunata esperienza milanista“.

Max Allegri, reduce dal 2-2 d’esordio contro la Lazio, prepara la trasferta di Champions a Barcellona. El Shaarawy prova a mettersi in mostra: un dribbling un po’ pretenzioso, il ragazzino che lo marca gli va via e lui resta lì piantato per terra, manco gli viene per la testa di rincorrerlo. Allegri sbotta e si rivolge alla panchina (dove sono seduti Tassotti, appunto Borghi e, di straforo, il sottoscritto): “sto …oglioncello presuntuoso, perché ha fatto du gol in B pensa d’esse un fenomeno”, lo slang livornese con tanto di c aspirata. Alla fine della partitella confesserà poi a Borghi di avere tra le mani un gioiello prezioso da levigare per bene, però. Stephan, appunto“.

Un salto di 15 mesi: l’operazione-levigatura è pienamente riuscita. Stephan El Shaarawy adesso è un gioiello fatto e finito, riluce per i suoi gol e le sue magie, tutto il mondo lo invidia al Milan. A 20 anni ha già numeri importantissimi. E molto di quello che è e che diventerà lo deve proprio a mister Max“.

Forse Allegri ha rivisto un po’ se stesso nel giovane savonese d’origini egiziane: talento puro ma da disciplinare. Per evitare che un giorno di El Shaarawy si potesse parlare come di un campioncino in potenza rimasto però a metà dell’opera. Come un Allegri qualsiasi, magari…
L’Allegri-allenatore ha dimostrato pazienza e lungimiranza: ha saputo aspettare El Shaarawy cazziandolo quando necessario, ne ha dosato l’utilizzo nella scorsa stagione alternando bastone e carota, lo ha responsabilizzato in questo secondo semestre 2012 affidandogli la leadership di un attacco orfano di Ibra, con un Robinho intermittente e un Pato assente. Insomma, Allegri ha dato in un anno e mezzo la miglior dimostrazione di come si possa gestire un giovane emergente e trasformarlo in campione vero. Per questo il Milan e il calcio italiano devono dirgli grazie“.

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