Montolivo: Ecco perchè ho scelto il Milan, Van Basten nel mio cuore, che regalo la fascia da capitano! Balo è pazzesco…

MONTOLIVO MILAN – Di seguito la bella e lunga intervista rilasciata dal centrocampista del Milan, Riccardo Montolivo, al Corriere dello Sport.

Buongiorno Montolivo, ma un anno fa avrebbe mai pensato di poter essere già uno dei leader di questo Milan?
«Onestamente no. C’erano sicuramente la convinzione di poter fare bene e la voglia di dimostrare il mio valore in una grande squadra. Ma era difficile prevedere un inserimento così importante».

Anche se è stata inevitabile una falsa partenza.
«Le difficoltà del cambiamento di gran parte della squadra, la mancanza di punti di riferimento e una realtà diversa da quella di Firenze mi hanno sicuramente condizionato».

Solo questo?
«Ero reduce da un buon Europeo, era lecito attendersi qualcosa di più da me. Anche se, di norma, fisicamente ci metto un po’ di più a entrare in forma dopo il ritiro estivo. Ho questa caratteristica di non partire bene. Poi mi sono anche infortunato».

Il Milan aveva bisogno di fare un importante e immediato salto di qualità.
«Si aspettavano tutti che io partissi forte… C’è voluto un po’ più di tempo, ma ne sono e ne siamo usciti bene».

Perché ha scelto il Milan?
«Perché, finalmente, vorrei vincere qualcosa nella mia carriera».

I fischi di Firenze.
«Sì, c’è stata un po’ di amarezza. Me li aspettavo, conosco il pubblico viola… Ho trascorso 7 anni in questa società, ho dato tutto quello che avevo, abbiamo avuto stagioni esaltanti, sono stato anche capitano. Dispiace essere accolti così, ma guardo avanti. Per me è una storia chiusa».

Capitano del Milan a tempo di record.
«Non potevo immaginarmi tutto questo ed è stato il presidente Berlusconi a consegnarmi la fascia di capitano per la prima volta a San Siro contro la Juventus. In quella partita erano assenti sia Ambrosini che Abbiati».

Che significato ha avuto indossarla a Firenze?
«Non so da chi è nata l’idea. Ne abbiano parlato con Galliani e Abbiati che, assente Ambrosini, avrebbe dovuto indossarla in quanto “vice”. Mi sono trovato la fascia al mio posto. “Grazie, mi avete fatto un regalo” ho detto a tutti nello spogliatoio».

C’è chi vorrebbe Montolivo capitano a oltranza, fin da adesso.
«Non c’è fretta. Forse potrebbe esserci l’eventualità di diventare vice capitano. Ma le cose devono essere fatte nei tempi giusti, rispettando le gerarchie».

Ambrosini, commosso, ringrazia. Ma Montolivo sta già studiando da capitano?
«Io dal primo giorno che sono arrivato ho iniziato a imparare dai più esperti per capire cosa vuol dire far parte di questa squadra da così tanto tempo».

Che tipo di capitano ci vorrebbe per disciplinare Balotelli?
«Il ruolo del capitano è quello di creare un gruppo capace di trascinare chi non è così propenso a seguire questa squadra. Bisogna cercare di coinvolgere chi non c’è, bisogna tracciare una via che vada bene a tutti».

Montolivo si è mai messo a dormire sul portabagagli dello scompartimento di un treno?
(ride) «Non sono così fantasioso… No, non fumo… Sono un ragazzo per bene: per carattere io sono abbastanza serafico…».

Una vampata di candido rossore in contrasto con l’azzurro dipinto negli occhi.
«Divento rosso? Se lo facessi in campo sarebbe un difetto…».

Qui al Milan Montolivo sembra più a suo agio…
«Sì, è vero. Mi posso esprimere per quello che sono. Ero importante anche a Firenze, ma la qualità e la continuità a livello di Milan sono diverse».

Ma qual è il vero ruolo di Montolivo?
«Sono abituato a mettermi a disposizione, è il mio punto di forza, anche se talvolta mi rendo conto che possa diventare anche equivoco».

Qui al Milan cercano il «clone» di Pirlo.
«Attualmente la mia funzione tattica è quella. Io sono pronto a fare tutti i ruoli del centrocampo meno il trequartista».

Chi è il campione di riferimento di Montolivo?
«Gerrard, Lampard e De Rossi che abbinano le due fasi, difesa e attacco, benissimo. Centrocampisti totali».

Arriva il Napoli, il Milan ha già fallito due prove di maturità a Barcellona e Firenze…
«In entrambi i casi la causa è da collegare a una questione di testa… L’equilibrio psicologico è sottile… Siamo mancati soltanto dal punto di vista psicologico. Anche domenica a Firenze ci dovevamo dire: “C…zo, è una partita importante, possiamo portarla a casa”. Dobbiamo diventare una grande squadra».

Qual è il pregio del Milan di Allegri?
«La velocità, siamo una squadra dinamica che non può permettersi di palleggiare. Dobbiamo essere sempre al cento per cento. Come perdiamo questa caratteristica, perdiamo forza. Si tratta di un pregio che diventa difetto se non facciamo questo tipo di calcio».

Il difetto, invece?
«Il Milan in certe occasioni non riesce a gestire il pallone come dovrebbe, appunto perché non è una squadra di palleggiatori».

Il secondo posto è sfumato?
«Non definitivamente, ma contro il Napoli ci attende un altro esame di maturità».

Dove è più forte la squadra di Mazzarri?
«È superiore negli automatismi perché i suoi giocatori sono da tanti anni insieme. Qui al Milan è stata ricostruita in pochi mesi un’intera squadra».

Problemi?
«Questa situazione mi ricorda la mia prima Fiorentina che ha avuto bisogno di 3-4 anni per modellarsi. Ma mi rendo conto che qui al Milan non c’è così tanto tempo».

Perché, comunque, bisogna essere ottimisti?
«Dopo due mesi Allegri è riuscito a trovare la quadratura del cerchio. È stato bravo a non perdere mai la calma e la lucidità. Questa è stata la sua forza maggiore, al di là agli aspetti tecnici».

Che partita sarà quella contro il Napoli?
«I nostri avversari ci lasceranno fare la partita. Il pericolo maggiore, ovviamente, è rappresentato da Cavani».

Il Milan cosa rischia senza Balotelli?
«A novembre, prima dell’arrivo di Mario, avevamo già iniziato la nostra rincorsa che ha visto protagonista Pazzini. Certo, l’impatto di Balotelli in campionato è stato pazzesco».

El Shaarawy, invece, si è bloccato. Un consiglio?
«Deve mettersi a disposizione, non dimenticarsi di quello che ha fatto (18 reti prima dell’arrivo di Balotelli; ndr) e non cercare alibi. Segna meno gol, ma ha dimostrato di saper fare altro, in fase difensiva, benissimo».

Il meglio e il peggio di Montolivo milanista.
«Il derby d’andata è stata la prima partita in cui sono stato pienamente soddisfatto del mio rendimento. All’Olimpico contro la Roma (2-4; ndr), invece, non mi sono piaciuto».

Riccardo Montolivo fuori dal calcio. Che futuro vede per i giovani in Italia?
«C’è della gran… nebbia e non riesci a vedere lontano. È peggio non decidere che decidere in modo sbagliato. Meglio sbagliare che non fare».

Il passatempo preferito.
«Tutto quello che mi rilassa. Vado spesso a Caravaggio dai miei genitori e a ritrovare gli amici di casa, della infanzia. Leggo molto, di tutto, ma non sono un frequentatore di biblioteche… Adesso devo iniziare la biografia di Agassi. No, non ho letto quella di Ibra».

Gli amici del cuore?
«Pazzini, Gobbi e Dainelli».

Il personaggio del cuore
«Van Basten, l’ho anche affrontato con la Fiorentina quando allenava l’Ajax».

La redazione di Milanlive.it

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