Milan, Abbiati è contento: volevo restare. Anni fa feci bene a cambiare aria…

Mercato News Milan Abbiati-Intervistato dal mensile ufficiale rossonero “Forza Milan!”, Christian Abbiati si è raccontato a 360 gradi: “Appena mi hanno convocato, mi sono presentato in sede per firmare. Il dottor Galliani mi ha fatto la sua proposta e io l’ho accettata con entusiasmo. Sono felice di continuare a giocare nel Milan e darò sempre il massimo per questa maglia, a prescindere da quanto giocherò: il tempo passa per tutti, è normale che un giorno non sarò più titolare e diventerò il secondo il portiere. E poi magari il terzo, se avrò la fortuna di rimanere qui. La voglia di parare è ancora tanta e finché reggono le ginocchia vado avanti. In carriera rifarei praticamente tutto, essere andato via dal Milan (dal 2005 al 2008, ndr) mi ha aiutato tantissimo: ho visto realtà diverse, ho avuto la fortuna di giocare all’estero e non lo dimenticherò mai. Alcuni Ricordi? Prima dei derby di Champions di dieci anni fa c’era una tensione al di fuori del normale, perché si disputavano a distanza di una settimana e chi vinceva si sarebbe giocato la Champions. Se a questo aggiungiamo la rivalità cittadina… In quei giorni Milanello era strapiena di giornalisti, una cosa stressante ma piacevole. La sconfitta che mi ha pesato di più? Istanbul, quando avevo 21 anni ed in 3 minuti uscimmo dall’Europa contro il Galatasaray. Quello più bello, ovviamente il derby del 6 a 0: non ero in campo, ma ogni azione era un gol!. Lo spogliatoio? Quest’anno è uscito qualcosa sul clima che c’era all’interno. Negli anni è stato molto compatto. Ma di recente è vero, è più difficile da gestire: ormai le telecamre entrano ovunque. La vera soluzione da adottare nel calcio sarebbe quella di diminuire il numero delle partite, così si evitano un sacco di infortuni verso fine stagione. Adesso quando scendo in campo sono sereno, merito dell’esperienza. E’ aumentato anche l’entusiasmo, solo le energie sono diminuite: con il tempo impari a gestirti fisicamente e mentalmente ogni giorno. Come Inzaghi? Sì è vero, solo che lui stava attento anche al cibo, mentre se io voglio mangiare qualcosa la mangio… L’allenamento dei portieri è concentrato sulla forza: cadi, ti rialzi, cadi, ti rialzi… I miei compagni invece lavorano più su fisico e corsa. Il preparatore più forte? Beniamino Abate, precisissimo. Tra dieci mi immagino allenatore dei portieri, lo spero. Ho già cominciato a muovermi per questo ed in futuro mi piacerebbe aggregarmi a qualche amico per decidere se ne vale la pena o meno. Stadio? L’esperimento della Juventus è riuscito, i tifosi sono veramente attaccati. Ma San Siro ha sempre il suo fascino e quando è pieno non ha rivali. In Italia c’è troppa pressione mediatica: impossibile abolire i ritiri come in Inghilterra, mentre in Spagna quando ero all’Atletico Madrid c’era più calma e tranquillità a ridosso del fischio d’inizio. Brocchi? Lo sento spesso, è un calciatore generoso e rispettoso. Si è rimesso in gioco e non ha sprecato l’occasione”.

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