Abbiati: “Vietato fallire il playoff, dobbiamo tornare a vincere un derby, Sheva ci farebbe ancora comodo”

ABBIATI INTERVISTA CORSPORT – Di seguito le principali dichiarazioni di Abbiati ai microfoni de Il Corriere dello Sport: buona lettura!

Buongiorno Abbiati, ormai lei è il «grande saggio» di Milanello. Vuole dettare le regole di questa stagione?
«Primo: tornare a vincere qualcosa d’importante. Per noi stessi, la società e i nostri tifosi. I segnali sono incoraggianti. Stanno tornando numerosi anche a San Siro. Dobbiamo molto anche a loro. Seconda regola? Più regolarità nei risultati. La continuità di rendimento è fondamentale per vincere lo scudetto. La Juventus di Conte, in occasione del primo trionfo, non ha perso una sola partita».

Che cosa è assolutamente vietato sbagliare?
«Il fallimento dell’accesso al girone di qualificazione della Champions League rappresenterebbe un danno incredibile, sotto tutti i punti di vista. Non possiamo farci fermare dal Psv Eindhoven. La qualificazione è alla nostra portata. Non riuscirei proprio a vedere e sopportare il Milan fuori dalla Champions League».

L’ottimismo come regola?
«Sì. Rispetto all’anno scorso siamo avanti, sotto tutti i punti di vista. Ad eccezione dei primi 33′ (cinque gol subiti all’Allianz Arena; ndi) della sfida contro il Manchester City, abbiamo sempre fatto bene. Abbiamo vinto partite importanti».

Balotelli deve rispettare le regole?
«Sì, lo fa. Quando è arrivato qui al Milan a gennaio ha portato entusiasmo e, soprattutto, con i suoi gol ci ha portato al terzo posto. Il risultato minimo che il Milan deve conquistare a tutti i costi».

Una regola infranta: Montolivo capitano, doppio sorpasso su Abbiati e Bonera.
«Sicuramente la “fascia” è in buone mani. Sì, lo ammetto: io ci tenevo, tutti la vogliono indossare, è un grande onore. Montolivo perché la merita? Perché io ho ormai 36 anni, sono giunto quasi al termine della mia carriera… Riccardo molti meno, è giusto cosi».

Il «grande saggio», comunque, non passa mai di moda.
«Galliani dice che mi sono garantito l’assicurazione sulla vita. Ho un ottimo rapporto con la società. Quando mi ha proposto in aprile il rinnovo non ho avuto nessuna esitazione».

Che stimoli ha ancora Abbiati?
«Molti, davvero tanti. Per me è importante stare bene fisicamente. Questo mi aiuta molto».

Qual è la regola per resistere così tanto tempo in una sola squadra?
«Andare a fare magari un’esperienza all’estero e poi tornare. Io all’Atletico Madrid sono stato benissimo. Ma quando sono rientrato al Milan stavo ancora meglio».

Allegri ha infranto una… regola. Solo Sacchi, Capello e Ancelotti avevano iniziato la quarta stagione consecutiva al Milan.
«Io dico che in 3 anni il nostro tecnico ha fatto molto bene. Anche un anno fa, dopo una partenza disastrosa, ha portato a termine un’ottima stagione. Io sapevo che sarebbe rimasto».

Anche Allegri vuole imporre una regola ben precisa: basta subire gol su calci piazzati.
«Sicuramente si tratta di un aspetto da migliorare, ma non ne farei un dramma».

Il «grande saggio» è anche impermeabile a modi e mode?
«Sì. Io non uso twitter o facebook per farmi vedere. Evito di apparire quando non serve, quando non è necessario. Mi faccio giudicare solo sul campo».

Chi è un milanista che non è mai passato di moda e che farebbe comodo anche adesso?
«Shevchenko, mi ha impressionato il primo anno che arrivò. Si è inserito subito benissimo e anche come persona non si poteva discutere».

Una regola, invece, che deve passare di moda.
«Dobbiamo sfatare il tabù del derby. Non ne vinciamo più uno. Ne abbiamo persi 3 degli ultimi 4 con un pareggio. Bisogna tornare a vincere. È una promessa ai tifosi? Certo. Il derby non è una partita che ha il significato delle altre. E’ una sfida bellissima, brucia da matti perderla. Compensa un po’ un certo malumore che in quest’ultimo periodo siamo stati davanti noi in classifica».

Il Milan è cambiato molto. Ma anche la Serie A appare spesso stravolta.
«I cambiamenti, in genere, mi piacciono. Anche se c’è una cosa che mi ha traumatizzato qui a Milanello. Al mio tavolo, per pranzo e cena, sono rimasto solo io della mia generazione… Inzaghi, Ambrosini, Nesta, Gattuso e Pirlo non ci sono più…».

La redazione di Milanlive.it

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