Maldini: “Balotelli deve maturare. Per il Milan difficile arrivare 3°. Su mio figlio Christian in prima squadra…”

MILAN MALDINI – Paolo Maldini quest’oggi ha sostenuto un’interessante intervista ai microfoni di Milan Channel. Diversi sono stati gli argomenti trattati.

Sul momento difficile del Milan: “E’ successo anche con squadre più forti di quella attuale. Sono annate particolari. La cosa difficile è riuscire a cambiare rotta. Il Milan ci è riuscito la scorsa stagione. Qualificarsi in Champions League è stato davvero un miracolo. Da come va il campionato e dalle squadre che dovrà affrontare, quest’anno la vedo un pochino più dura”.

Sul campionato italiano: “E’ livellato. Il Napoli ha venduto un campione come Cavani, ha investito e ha costruito una squadra che, secondo me, rispetto all’anno scorso è migliorata anche a livello di mentalità. La Roma non aveva fatto un mercato cosi disastroso come si voleva far passare, aveva veramente bisogno di una guida seria e capace e l’ha trovata; le sette vittorie che ha fatto sono un risultato incredibile. E poi ce la Juventus che considero sempre la più fortye di tutte, che ha qualche difficoltà anche perchè credo che nella testa dei suoi giocatori ci sia la Champions League”.

Sui troppi goal presi dalla difesa rossonera: “Problema di concentrazione? Può essere. Ricordo che anche noi avevamo problemi sui calci piazzati avendo un centrocampo molto tecnico e poco fisico. Mi ricordo che quando c’era Ibra prendeva il novanta per cento dei palloni restando sul primo palo. Ci sono una serie di motivazioni. Le disattenzioni capitano durante la stagione”.

Sul pugno che Mexes ha rifilato a Chiellini: “Giudicare dal di fuori è sempre molto facile. Sono momenti, bisogna riuscire a controllarsi. Anch’io in passato ho sbagliato e ho pagato le mie colpe. Sono gesti che vanno sanzionati, anche se poi alla fine il danno provocato da Mexes non è stato un danno così grande. L’intenzione però si è vista. Le tre giornate più la giornata di squalifica purtroppo credo che siano meritate”.

Su Balotelli: “Non ho mai giocato con Mario. E’ un grande campione, deve migliorare molto sotto l’aspetto dell’atteggiamento. Un campione come lui dovrebbe essere applaudito, magari non all’inizio quando si è giovane ma con il tempo, com’è successo a tanti campioni, da Totti, Del Piero al sottoscritto. Mi riferisco a quei campioni che anche altre tifoserie apprezzano. Il suo atteggiamento fa sì che non sempre questo avvenga. C’è bisogno di una maturazione, ormai Mario è un uomo, ha vissuto gli ultimi quattro/cinque anni da adulto, pur essendo ancora un ragazzo. Aspetto che ci sia una maturazione da parte sua”.

Sul razzismo e la discriminazione territoriale nelle tifoserie: “Tante cose sono da condannare e non bisogna giustificare i tifosi che sbagliano. Quando si sbaglia si paga, bisogna distaccarsi da quel tipo di mentalità. Il razzismo non va bene in nessuna delle sue forme. Gli sfottò invece ci sono sempre stati e ci saranno. Oggi portano alla chiusura di un intero settore anche se avvenuti al di fuori di uno stadio. Secondo me è anche difficile controllare da dove vengano, quante volte siano stati fatti… E’ una strada intrapresa che deve essere cambiata, altrimenti porta davvero alla chiusura di molti settori degli stadi italiani”.

Sull’esperienza di Gattuso come tecnico del Palermo: “L’ho sentito prima e durante l’esperienza. E’ vero che il presidente Zamparini è un po’ così, ma per Rino è stata comunque una grande occasione. Per chi come lui vuole fare questo lavoro, avere avuto come primo incarico la panchina del Palermo che punta a tornare in Serie A era un occasione da prendere al volo. Poi che il presidente Zamparini non abbia la pazienza di aspettare i risultati lo sappiamo tutti”.

Su Inzaghi: “Non lo sento, ora che la Primavera si allena a Milanello lo vedo meno, ma prima quando era al Vismara ci incontravamo spesso”.

Sul figlio Christian che si è allenato con la prima squadra: “Le cose bisogna inserirle nel giusto contesto. Lui non gioca titolare in questo momento nella Primavera, ed è semplicemente successo quello che accade sempre e cioè che chi non gioca in Primavera va ad aiutare la Prima squadra se c’è bisogno. Certo, per lui è stata una grossa soddisfazione, ma forse il clamore è stato eccessivo anche se lui deve abituarsi a questa situazione. Deve pensare a studiare? Certo, ci sono i genitori che controllano. Per quanto riguarda il suo futuro nel calcio, dipende soprattutto da lui. Sappiamo che è un mondo in cui c’è competizione a tutti i livelli”.

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