Milan, Currò ha rivisto il vecchio Kakà: non è un fuoco di paglia

MILAN KAKA'- Enrico Currò de La Repubblica, intervistato da Milan News, ha analizzato il momento dei rossoneri dopo la sfida contro il Barcellona.

Enrico Currò, che indicazioni ha dato il pari del Milan contro il Barcellona?

“Indicazioni molto buone perché sulla carta il Milan era spacciato e invece ha avuto le occasioni migliori. Anche nel momento in cui il Barcellona ha fatto la partita a conti fatti l’occasione più nitida è stata quella di Robinho. Certo, il Barça ha avuto un possesso palla maggiore ma questa è una caratteristica dei catalani”.

Ottima prestazione per Kakà. Si può essere ottimisti o possiamo considerare la sua prova un barlume in una parabola discendente?

“Non è un barlume. La cosa che ha stupito di più, visto che era presentato come giocatore in grave ritardo di condizione è stata la sua forza, la resistenza nei contrasti. Un paio di volte hanno tentato di buttarlo giù e lui ha retto l’urto. Si è allenato tantissimo e molto seriamente: è molto motivato. Da qui a pensare che sia lo stesso da quando aveva lasciato il Milan ce ne corre. Bisogna vedere se riuscirà a mantenere lo stesso rendimento. Se sarà così ritrovato quel Kakà, sennò è pur sempre uno che in un livello non altissimo dell’attuale Serie A può ancora fare la differenza. La cosa nuova è la posizione, avendo giocato da ala e all’occorrenza il tornante, che andava pure a fare il terzino. Molto interessante, considerato che l’abbiamo lasciato trequartista o centrocampista, fondamentalmente un rifinitore o seconda punta”.

Robinho in campo come falso centravanti. Come ti è sembrato?

“Tecnicamente è uno dei primi 20-25 giocatori al mondo. Il suo problema è fisico e dal punto di vista delle motivazioni. Se un giocatore ha un rendimento così alto quando gioca col Barcellona vuol dire che è l’avversario a dargliela. E se ce l’ha col Barcellona e non ce l’ha, per fare un esempio, col Sassuolo, è un problema insolubile. Tecnicamente Robinho ha la dote, l’istinto del grande campione che lo porta a buttarsi negli spazi giusti, a intuire un secondo prima degli altri cosa fare. Può funzionare molto come falso centravanti che non da punti di riferimento, che offre il triangolo improvviso. Tutto bello, tutto buono, ma questo necessita di un allenamento che in questi ultimi 2 anni Robinho non ha dimostrato di voler fare, altrimenti sarebbe titolare pure della Seleçao brasiliana. Il gol che ha sbagliato contro il Barcellona non era per motivi tecnici ma perché era stanco. D’accordo che aveva corso tanto, ma non è pronto per una partita intera”.

Capitolo Allegri: gran merito per la prestazione è suo. Più salda la sua panchina?

“La situazione relativa alla posizione sua è un po’ stucchevole. Nel senso che continua ad essere l’allenatore del Milan ma si sa che non era in cima alla lista delle preferenze di Berlusconi. Quello che deve fare lo sta facendo, il Barcellona non si affronta in altra maniera se non a prezzo di prendere un sacco di gol. Meglio di così contro i catalani credo non potesse fare, ma con questo non è che abbia risolto i problemi del Milan”.

Caso Balotelli, sempre al centro dell’attenzione. Perché?

“È l’unico giocatore veramente nuovo fra quelli di livello internazionale così alto sotto i 25 anni. Proprio per questo c’è questa attenzione. Se fosse uno normale non si vivisezionerebbe ogni cosa che fa. Secondo me da tutte e due le parti c’è questo gioco. Lui e Raiola fanno finta di non sapere che Balotelli è Balotelli e nei soldi che guadagna ci sono tuti i disagi del caso. Non puoi pensare di essere l’uomo nuovo del calcio italiano e passare inosservato. Mi sembra che lui sia un personaggio e sia anche contento di esserlo. Dall’altra parte non può esserci la pretesa di pensare che uno come Balotelli, da sempre ingovernabile com’è, possa diventare un angioletto. Inutile stupirsi di una e dell’altra cosa. Finora Balotelli è un patrimonio inespresso, perché in caso contrario giocherebbe molte più partite”.

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