Milan, quanto sei Atletico?

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(L. Garlando) – «La Champions è una cosa diversa. Quella musica ci dà una carica speciale», ha spiegato ieri Clarence Seedorf. Anche lui ci conta, perché da giocatore ha sperimentato tante volte quella magia: l’Europa che fa rifiorire il Milan. Prendiamo la notte dell’11 aprile 2007 a Monaco di Baviera. I rossoneri, che avrebbero chiuso il campionato a 36 punti dall’Inter, entravano nella tana del Bayern, forte del 2-2 di San Siro. Una salita impervia, non meno di quella di stanotte.

Mamma Europa – E invece Seedorf prese palla da Kakà, oscillò per liberarsi di un crucco e tuonò in rete, poi di tacco spalancò la porta a Inzaghi che sigillò il 2-0 e confidò: «Mi ha caricato Berlusconi, che mi ha chiamato per chiedermi un gol». Il presidente ha dato la carica anche ieri a Milanello. Questa notte sul prato di San Siro ci sarà pure Inzaghi con i ragazzi della sua Primavera, trionfatori del Viareggio. Anche Pippo, che ha ridotto la Champions a giardino prediletto e che segnò i gol decisivi nella finale di Atene 2007, darà il suo contributo per evocare l’antica magia: un povero Diavolo di campionato che si trasfigura al gran ballo di Champions. «Questo Milan ha l’Europa come mamma», scrisse Candido Cannavò dopo quel Bayern-Milan 0-2 che lanciò Ancelotti in semifinale.
La prima condizione necessaria per una serata di gloria è questa: il cuore, lo spirito. Dimenticare le pene di campionato, le crepe tecnico-societarie, compattarsi in una sola pallottola di fede e passione: la squadra con Seedorf, i tifosi con la squadra, Barbara con Galliani. E con il cellulare in tasca. Tutti concentrati e solidali contro l’Atletico Madrid del Cholo Simeone che scomoda il ricordo di una velenosa doppietta in un derby milanese. Balotelli dovrà metterci la rabbia dell’Inzaghi bavarese nell’attaccare la profondità, rinunciare all’incedere da dressage e ingobbirsi alla Pippo per sbranare ogni palla.
Ma il cuore non basterà, senza cervello. Quella volta a Monaco, Ancelotti pilotò da maestro il suo albero di Natale (4-3-2-1) leggendo alla perfezione match e avversari. Il debuttante Seedorf, per ora, fatica a sollevare lo sguardo dai suoi dogmi (4-2-3-1) e a calibrarli sulla contingenza. Non farlo stanotte potrebbe costare carissimo. L’Atletico non esaspera possesso e passaggi. Se ne frega del tiqui taka , verticalizza lesto e ama ripartire da lontano come Simeone in quel derby. Lasciare soli Essien e De Jong davanti alle cavalcate dei colchoneros equivale a suicidarsi. Gente di gamba come Turan e Koke arriva in porta in 10 secondi e se armano quel demonio di Diego Costa (21 gol in 24 partite) è anche peggio. Le transizioni difensive di Poli e Taarabt per coprire il campo in orizzontale (4-4-1-1) saranno fondamentali per la sopravvivenza. Mai come stasera il Milan dovrà saper difendere da squadra e restare corto, compatto.

Pazzo di scorta – Non meno importante la velocità nella transizione offensiva che consentirebbe a Balotelli di spendere il suo talento in spazi aperti. Altrimenti il rischio è che Mario finisca in pasto a carcerieri spietati, quali il rivalutato Miranda e il truce Godin. Buon per Seedorf se l’acciaccato Kakà ritroverà le accelerazioni della Champions 2007. A partita in corso, potrà comunque tornare utile l’accoppiata Pazzo-Balo che ha pagato spesso.
Riassumendo: cuore, cervello e magia. Credici, Milan.

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