Gattuso a 360°: “Il mio sogno era quello di giocare nel Milan”

Gattuso
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Gennaro Gattuso intervistato in esclusiva da Milan Channel in occasione dell’11esimo anniversario della Finale di Champions contro la Juventus a Manchester vinta ai rigori, ha toccato diversi argomenti: dal suo approdo al Milan al suo addio passando per le vittorie con Ancelotti. Ecco la sua intervista riportata da TuttoMercatoweb.com

La Champions del 2003: “Nella partita con il Lens nacque qualcosa, si respirava aria diversa, grande atmosfera, stadio pieno e novità in campo con un maggior palleggio e i tifosi ci fischiavano per questo, quello è stato l’inizio. Poi la vittoria con il Bayern ci ha dato la convinzione di poter fare qualcosa di importante”.

Il suo approdo al Milan: “Io ero stato già venduto alla Roma, mio padre si impuntò e mi disse che dovevo andare al Milan anche per meno soldi, fece saltare tutto e realizzammo il nostro sogno di vestire il rossonero”.

I suoi primi anni in rossonero: “Arrivammo terzi, la tifoseria dubitava di me perché non avevo questa grande classe sopraffina e qualcuno non la prese bene. Fu bravo Braida perché sarei dovuto andare in inverno alla Fiorentina e invece mi fecero ragionare e mi tennero. Fu un anno particolare, giocavamo con la difesa a tre e non è da Milan, ora in molti giocano così ma a quei tempi era raro e a Galliani non piaceva. Era un calcio molto dispendioso e facevamo fatica”

Lo spogliatoio del Milan: “Io stavo muto e non parlavo su queste cose, vi racconto una cosa: c’erano Albertini e Costacurta che erano molto pignoli e controllavano tutto, c’era una grande professionalità e io notai subito che al Milan non si poteva scherzare molto. Ho osservato e ascoltato i più grandi e poi ho seguito le loro tracce, facendo poi tutto questo con quelli che arrivavano al Milan, insegnando loro come questa maglia vada sudata e amata sempre”.

Il suo assist nella trattativa Inzaghi-Milan: “Inzaghi mi rubava le scarpe sempre in nazionale e un giorno fece gol con il mio paio e non le lascio più, nacque un grande rapporto di amicizia. Ci telefonavamo spesso e lui voleva venire qua, quando diedi a Galliani l’assist di Pippo lui fu felice di comprarlo”.

La nascita di Andrea Pirlo: “Pirlo esplode definitivamente e finisce un po’ Albertini perché Ancelotti per primo lo mise davanti alla difesa. Fu un grande miglioramento per me, gliela passavo e mettevo la palla in banca. Carletto ci ha costruito la squadra su di lui, ha avuto una grande intuizione, non so in quanti ci avrebbero pensato”.

L’arrivo di Rivaldo: “Io dissi che non era abituato a tenere ritmi alti e io gli dissi di non farlo correre che lo avrei fatto io per lui (ride)”.

L’arrivo di Nesta: “Continuavamo a chiamare Sandro, io Pirlo e altri ogni giorno perché lui stava per andare alla Juve e quindi siamo stati improntanti anche in quell’affare”.

Sull’affare Coco-Seedorf e la nascita del Milan vincente: “Capimmo subito che era di un altro livello fin dagli allenamenti, sentivi un rumore della palla diverso e là abbiamo capito che avevamo portato noi qualcosa di nuovo, non il Barcellona degli ultimi anni. Noi giocavamo per l’allenatore perché si faceva voler bene, si emozionava con noi”.

Inzaghi attaccante maniacale: “Pippo si faceva fare i cd in cui studiava gli avversari anche per giorni interi. Sapeva tutto, era un malato. Tutti pensano che Pippo sia fortunato ma questa è bravura e preparazione. Rompeva le scatole ai suoi crossatori e studiava in maniera particolare”

La semifinale Champions contro l‘Inter: “Io ho dormito sul divano per quella partita, non riuscivo più a stare sul letto dopo quella partita, vivevo proprio male l’avvicinamento alle partite”.

Sulla finale contro la Juventus: “Ho sempre vissuto il Milan come se fosse il mio sogno e vincere la coppa dei campioni con i rossoneri la sognavo più dei mondiali. A Manchester ho raggiunto lo scopo della mia vita perché tifavo Milan quando era glorioso per il mondo”.

L’arrivo di Kakà: “Mamma quante stupidaggini che avevo sentito su di lui: la prima volta che lo marcai parti un missile e mi ricordo che non lo presi più. Nella prima partita si presenta con un sombrero e lì inizia la sua splendida carriera al Milan“.

Dopo la vittoria della Champions: “Avevamo la pancia piena e vivemmo una estate orribile: perdendo tutte le amichevoli, giocatori per la propria strada e Ancelotti che si arrabbiò moltissimo, poche volte così

La finale con il Porto: “Era una grande squadra, allenata da Mourinho, ben messa e difficile da affrontare. Rui ha messo il cross e gol importante”.

Il match con il Deportivo La Coruña: “Se avessimo passato il turno con il Deportivo saremmo stati ancora campioni d’Europa. Mi ricordo ancora quella partita perché successe un dramma con mia moglie che fu investita da una macchina e chiesi di tornare a casa. Io non giocai mentalmente quell’incontro perché la mia testa era a Gallarate e tutta su mia moglie”

Il rapporto con Fabio Capello: “Siamo due caratteri forti e entrambi non sappiamo perdere ma ora siamo amici, ci chiamiamo spesso e siamo molto a contatto”.

Su Shevchenko:Shevchenko sembrava un robot, poche volte gli ho visto tirare fuori, prendeva sempre la porta, era proprio un cecchino”.

Gli errori arbitrali: “Ti bruciava arrivare all’ultimo a giocarti il campionato e gli errori arbitrali ci sono costati, eravamo tesserati e dovevamo stare zitti. Devo ammettere però che quella era veramente una grande Juventus, erano delle bestie fisicamente mentre noi giocavamo un calcio più europeo”.

Il gol contro la Fiorentina: “Lo feci per i miei tifosi, era tanto che non segnavo a San Siro. I tifosi mi facevano sentire vivo, mi osannavano sempre ed erano qualcosa di importante per tutti noi”.

La finale persa contro il Liverpool: “Oggi quella partita l’ho rivista con la testa da tecnico e io alla mia squadra non posso dire nulla: partita giocata bene e per quei 6 minuti non puoi fare nulla, davvero inspiegabile perché poi siamo tornati a dominare senza mai soffrire. Vengono dette tante stupidaggini sull’intervallo e tutto ma non è vero perché in quello spogliatoio c’era gente che ne aveva vinte molte di champions e sapevamo che non sarebbero morti. Se la rigiochi nelle stesse condizioni vinciamo perché siamo nettamente più forti di loro, come loro erano più forti di noi nel 2007″.

– Sul suo possibile addio al Milan: “Quando cominci a vedere un atteggiamento sbagliato e dopo una mazzata come Istanbul stavo per andare via. A me non piacevano alcune situazioni e quando venivano a mancare certe cose non andavo agli allenamenti contento”.

La possibile serie B per il Milan nel 2006: “Chiamai Galliani e gli dissi che se il Milan sarebbe andato in B sarei rimasto in rossonero perché sapevo che era una cosa ingiusta avendola vissuta sulla pelle”.

Bayern Monaco- Milan 0-2: “Giocammo per vincere, anche per il nostro allenatore. All’andata tutti ci davano per spacciati e anche Braida fece qualche polemica allora mi arrabbiai con lui dopo la vittoria al ritorno perché venne a festeggiare con noi ma poi chiarimmo tutto. Andare d’accordo con il nostro allenatore era la vera forza”.

Dopo la finale di Atene: “A malta mi ricordo che eravamo una squadra spenta e la venne fuori un gruppo fantastico, con una preparazione incredibile. Io e Galliani dopo la partita con il Liverpool parlammo di tutto questo e di tutto ciò che dicevano di noi”.

Il suo possibile trasferimento al Bayern Monaco: “Avevo raggiunto un accordo verbale con il Bayern e mi ricordo che entrai alle 12 in sede al Milan e uscì alle 9 di sera, mi chiusero dentro la sala dei trofei per 3 ore con mio padre e Galliani che mi davano del pazzo. Feci una figuraccia con i tedeschi perché gli diedi la mia parola ma ringrazio tutti perché rimasi al Milan per altri anni”.

Sull’infortunio al ginocchio: Leonardo aveva ragione a tenermi fuori perché non ero io, arrancavo e facevo fatica in campo ma il mister aveva ragione e come ho detto prima brucia stare seduti in panchina quando si è fatto molto per la squadra”.

Sullo scudetto perso nel 2012: “A Londra, come ha detto Zambrotta, si è rotto qualcosa e sono uscite molto problematiche ma il gol di Muntari ha fatto la differenza, se quella palla fosse entrata sarebbe andati a più 8 e non 5 punti sulla Juventus”.

Redazione Milanlive.it

 

 

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