Menez si racconta: “Senza il calcio sarei un rugbista o…in galera”

Jeremy Menez (Getty Images)
Jeremy Menez (Getty Images)

Una vita vissuta d’istinto, come i suoi colpi di genio sul campo da calcio; Jeremy Menez si racconta sulle pagine della Gazzetta dello Sport. E’ lui l’uomo del momento in casa Milan, l’acquisto più azzeccato sul mercato e il bomber stagionale che ha tolto spazio a gente come Torres e Pazzini. Il racconto della sua esistenza è più avvincente di un suo dribbling nell’area avversaria.

 

Cresciuto nella banlieu parigina numero 94, una delle più pericolose, Menez ha passato un’infanzia per le strade come molti suoi coetanei: “Il mio quartiere non era un posto facile, impari presto a vivere. Il calcio mi ha salvato, se non fosse per questo sport meraviglioso sarei potuto diventare un delinquente o finire in galera. Una volta rubai un motorino ad un pony express, ma capii che era sbagliato. Provai anche con il rugby ma la palla ovale non mi attirava come quella rotonda“.

 

Jeremy non ha rimpianti; poteva finire al Manchester United a 16 anni, ma disse no: “Ho preferito restare al Sochaux, ero troppo giovane. Chissà avrei fatto un’altra carriera ma non mi guardo mai indietro, sono felice di quello che ho fatto. A Roma ho fatto amicizia con Mexes, ma anche con Totti e De Rossi. Qui al Milan sto bene, mi sento realizzato e pronto a fare qualunque cosa voglia il mister“.

 

Una vita al massimo ma anche tanti piccoli sfizi: l’amore per Emilie, incontrata in discoteca da giovanissimo, i tatuaggi, cominciati per gioco ai tempi di Roma e continuati come una ‘malattia’. La passione per il cibo (“quando smetterò avrò la pancetta”), per Montecarlo e per il tennis. Jeremy un ragazzo semplice che continua a vivere con l’istinto di chi ha la strada e la generosità nel cuore.

 

Redazione MilanLive.it

 

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