Sacchi: “Nel mio Milan contava prima l’impegno negli allenamenti, poi il talento”

Arrigo Sacchi (Getty Images)
Arrigo Sacchi (Getty Images)

Molti tifosi milanisti hanno stampato in mente il grande Milan di Arrigo Sacchi. Tanti i trionfi in quegli anni dall”87 al ’91, soprattutto in Champions League. Furono 2 i successi di Sacchi in Coppa Campioni, così si chiamava all’epoca. Il primo storico trionfo fu nel 1899 a Barcellona contro la Steaua Bucarest (4-0 il risultato finale), poi l’anno successivo a Vienna contro l’Ajax (1-0: decisivo il gol di Rijkaard). Ancora oggi Sacchi ricorda con piacere quei successi rossoneri, e ai microfoni di Radio Deejay riferisce alcune differenze tra il calcio di quei tempi e quello attuale: “Le rose all’epoca erano numericamente inferiori rispetto ad oggi e ad inizio stagione ci ci si poneva degli obiettivi specifici, perché non potevamo competere in tutte le competizioni in egual maniera. Quando ero al Milan, puntavamo ad essere i migliori in Europa e nel mondo.”

 

Non è un mistero che in quegli anni Arrigo Sacchi rivoluzionò il modo di concepire il calcio: dagli allenamenti alla fase tattica. Più volte ha ribadito come i suoi ideali di gioco erano molto chiari, e gli interpreti dovevano essere funzionale a tali idee: “Innanzitutto, ci tengo a precisare che i miei giocatori, prima di venire al Milan non avevano vinto praticamente niente. Non c’è un giocatore più forte di un altro tra quelli che ho allenato, perché per me erano tutti i migliori al mondo: perfetti per la mia idea di gioco. Partivo dalla persona e dall’impegno che mettevano in campo, e solo successivamente vedevo le caratteristiche tecniche che mi interessavano: solo dopo andavo a cercare il talento. I calciatori che erano al Milan in quel tempo avevano le caratteristiche che cercavo”.

 

Redazione MilanLive.it

 

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