Abbiati: “Non è più il Milan. Bacca? L’ho ribaltato…”

Christian Abbiati
Christian Abbiati (©Getty Images)

Christian Abbiati ha deciso improvvisamente di dire basta con il calcio giocato. Un mese fa tutti avrebbero pensato di vederlo ancora in maglia Milan, come secondo o terzo portiere, fare da chioccia a Gigio Donnarumma e dare una mano ai talenti più giovani. Invece dopo circa diciotto anni nel mondo del calcio che conta ha deciso di smettere. Interpellato dalla Gazzetta dello Sport, Abbiati ha spiegato i motivi che lo hanno portato a questa saggia ma inattesa decisione.

Una delle prime ragioni è l’andamento pessimo dell’ultima stagione, che ha visto il Milan ancora fuori dall’Europa: “Mi piacerebbe si ripartisse dal match contro la Juventus. Questa rosa non era da settimo posto, con il giusto atteggiamento l’anno prossimo si può lottare per la Champions League. Ci sono stati 4-5 elementi che non hanno fatto quello che gli veniva chiesto, e non parlo di errori tecnici. Se chiudo gli occhi penso al Milan fino al 2011, vedo un’altra squadra, sotto tutti i profili. Io ragiono secondo certi valori che mi hanno trasmesso Albertini, Costacurta e Maldini. In carriera sono stato multato solo una volta, per un ritardo. Mi ero addormentato. Non sto dicendo che a quell’epoca vivessimo in clausura, ma quando ci allenavamo andavamo a mille all’ora. Se si perde male, a me non viene nemmeno in mente di farmi vedere all’Hollywood”.

Nessun rammarico per non essere sceso in campo almeno nell’ultima contro la Roma per salutare il suo pubblico: “In realtà avevo già staccato la spina ed era giusto che con Brocchi, che è il mio migliore amico, fossi schietto. Ma la mia decisione è dipesa anche dalle prospettive per il prossimo anno: arrivavo dall’attico, sono sceso al pianterreno e rischiavo di finire nel sottoscala. Una questione mia di dignità e orgoglio. La decisione definitiva è arrivata dopo il Bologna: avevo fatto il pieno. Vi faccio un esempio emblematico: quando Bacca fu sostituito col Carpi e lasciò il campo senza aspettare la fine e senza salutare chi entrava, nello spogliatoio lo ribaltai. Ebbene, mi sono girato e non c’è stato nessuno che mi abbia supportato. Evidentemente certe cose o non si hanno dentro, o proprio non interessano. Ai miei tempi Gattuso avrebbe tirato fuori il coltello“.

Infine sulle prospettive future del Milan e quelle sue personali: Berlusconi non l’ho ancora sentito, spero mi chiami perché fa parte della mia famiglia. Capisco le questioni economiche opprimenti, ma un Milan senza il Cavaliere non riesco a immaginarlo, spero che tenga duro. Un mio ruolo in società? Parlerò con Galliani, non ho un appuntamento vero, ma ho già in mente cosa potrei fare: viene da me l’allenatore e mi spiega che quel certo giocatore non si sta comportando bene. Ecco, io sarei quello che va a prenderlo a calci nel culo (ride, ndr). Club manager, si chiama così, giusto?“.

 

Redazione MilanLive.it

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