Cutrone, 20 anni di talento puro: “Pazzo del Milan, lo chiamavamo Duracell”

Patrick Cutrone
Patrick Cutrone (©Getty Images)

MILAN NEWS – Compiere vent’anni fa sempre un certo effetto. Si è ancora giovanissimi ma si comincia ad entrare nell’età delle prime responsabilità, dell’adolescenza dimenticata.

Per Patrick Cutrone, che oggi spegne proprio 20 candeline, la maturità è arrivata un po’ prima. Calciatore vero ormai da mesi, titolare del Milan e primo calciatore ad aver segnato ai supplementari del derby di Milano. E la passione rossonera inestimabile che viene racchiusa nella sua stanza di Paré, frazione di Como dove vive con la sua famiglia e mantiene tutti i cimeli più preziosi, tra cui le sue maglie col numero 63.

News Milan, papà Cutrone: “Si allenava con la nonna, ora ci toglie il sonno”

La Gazzetta dello Sport oggi ha interpellato papà Pasquale, che ha svelato un po’ di aneddoti sul figlio Patrick, la stella di casa che rende orgogliosi tutti da quelle parti: “E’ un susseguirsi di emozioni forti e comunque, anche se abita ancora con noi, è tutto tranne che un mammone. E’ solo molto legato alla famiglia, ma allo stesso tempo autonomo e indipendente. Si è giocato bene le sue occasioni. In realtà l’idea era quella di mandarlo a fare esperienza in prestito altrove. Verona, Bologna, Torino e Crotone erano interessate, noi non eravamo convintissimi nel vederlo restare in rossonero, con tutta quella concorrenza. La tribuna sarebbe stato un supplizio, più che altro per lui”.

Interessanti le rivelazioni di papà Cutrone, che parla di Patrick come di un predestinato: “Quando aveva 4-5 anni costringeva la nonna a fare il portiere in salotto, e aveva già un tiro bello forte. Poi ha iniziato a giocare col fratello, che ha tre anni in più e fa il portiere. Diciamo che qualche centinaio di euro di danni in casa ce li ha fatti: le adorate piante di mia moglie, qualche vetro, compreso quello del tavolo in sala, un paio di vasi. Noi lo chiamavamo Duracell: scarica gli altri e lui resta acceso. Caratterialmente lo vedo molto simile al suo allenatore. Patrick potenzialmente non ha limiti. Mi viene da sorridere perché Gattuso dice che lo vedrebbe anche in porta: ebbene, in un torneo Giovanissimi, contro la Juve, fu espulso il portiere e lui pur di non essere sostituito si mise fra i pali. E parò anche bene”.

Non mancano poi i classici consigli paterni, quelli che un figlio deve sempre rispettare: “Non deve togliersi più la maglia quando segna, non deve diventare un’abitudine. Dev’esserci il rispetto per l’avversario, tanti esagerano. Ma trattandosi di un derby, gliel’ho fatta passare… Poi gli ho dato anche un consiglio più serio: rimettersi a lavorare e dimenticare l’Inter. Non era facile, quella notte non ho dormito nemmeno io. E poi basta tatuaggi: se ne fa altri saranno guai!”

 

Keivan Karimi – Redazione MilanLive.it

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