Suso: “Soffro di pubalgia, ma tornerò ai miei livelli. Voglio restare”

Milan, lunga intervista ai microfoni di Sportweek. L’attaccante spagnolo rompe il silenzio su una serie di argomenti delicati in casa rossonera, tra cui la sua discontinuità e i fischi che gli sono spesso arrivati ultimamente. 

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Jesus Suso e Lucas Biglia (©Getty Images)

Milan, Suso ci mette la faccia. Intervistato da Sportweek oggi in edicola, l’attaccante spagnolo si è mostrato schietto e diretto su svariati argomenti delicati: la crisi rossonera, i fischi per lui, la sua discontinuità, il ruolo da trequartista e tanto altro.

La chiacchierata inizia con un inevitabile mea culpa: “Sappiamo di dover dare di più per il Milan, per la sua storia e per i suoi tifosi. Stiamo attraversando un momento negativo, ne siamo consapevoli ma lavoriamo duramente ogni gioro per cercare di uscirne. Siamo il Milan e la mediocrità in un club come questo non può essere accettata”.

Passando sul piano personale, Suso ammette subito di non essere affatto contento del suo rendimento: “Sono il primo a non essere soddisfatto delle mie prestazioni, ma non è una questione di pressioni o critiche. I tifosi hanno diritto di criticare. L’ho scritto su Instagram dopo la Spal: un gol non cambia la storia. Non cancella i fischi, meritati, o le critiche, giuste. E’ un momento in cui non riesco a esprimermi ai miei livelli ma sono sicuro che presto tornerete a vedere il miglior Suso. Fidatevi”.

Ma lo spagnolo è prendo a candidarsi come uomo leader dello spogliatoio: “Penso che le responsabilità debbano prenderle i giocatori forti, quelli dai quali la gente si aspetta che facciano la differenza, più e meglio degli altri. Per me non c’è problema. Se mi chiedono: “vuoi prenderti responsabilità?”, io rispondo di sì. Credo di aver fatto molto bene in situazioni di difficoltà della squadra, ma ripeto: so che queste prime giornate di campionato non sono state positive né per me, né per tutto il Milan”.

Anche perché nella sua testa c’è un solo pensiero: il Milan. “A me piace stare qua. Potevo andar via per due anni di fila e non l’ho fatto. Sono rimasto qui perché così volevo. Io sono costato zero: per essere costato niente, credo che il mio rendimento al Milan sia stato molto buono. Quindi, se mi chiedete se sono contento di che che ho dato, ti rispondo: sì, molto”.

E  a proposito di fischi: Suso ha qualcosa da dire ad alcuni tifosi. Ossia: “Il fatto è che io non devo dimostrare niente. La gente sa quel che posso fare. Se qualcuno mi critica è perché si aspetta che faccia ancor di più e perché sa che posso farlo. Se un calciatore non viene criticato è perché da lui non si pretende niente. Solo, non capisco chi allo stadio insulta. Non è giusto offendere chi sta facendo il proprio lavoro, ma mi rendo conto che ci paga il biglietto può dire ciò che vuole”. 

C’è un commento anche sull’ex ruolo da trequartista: “Fino alla prima partita di campionato, a Udine, per tutti potevo giocare da trequartista. Dicevano che Giampaolo mi aveva trasformato, che stavo dimostrando di poter fare quel ruolo, eccetera. Poi è bastata una partita fatta male, una sconfitta, ed è venuto tutto giù”.

Il motivo del terremoto iniziale? “Ah, io non lo so. Sarà stato per motivi tattici o psicologici. Ma non da parte mia. In quella posizione, al centro dietro le punte, io posso stare. In estate abbiamo giocato contro Bayern e Manchester United, e abbiamo fatto benissimo. Ovviamente mi piace stare più a destra, ma non ho nessun problema a giocare dentro al campo”. 

La domanda che tutti si fanno: perché Suso gioca bene solo i primi mesi per poi calare? “Perché a novembre-dicembre inizio a soffrire di pubalgia. Quest’anno ho cominciato a sentire male all’adduttore già a metà settembre, contro la Lazio non ho giocato per lo stesso motivo. E’ un problema che mi si ripresenta ogni anno e che non si riesce a risolvere”. 

Infine un passaggio su Stefano Pioli: “Più importante di quello che ci siamo detto, è il tipo di lavoro che stiamo facendo con lui. Tutto con la palla, come piace a me, come ero abituato con la nazionale spagnola. Possesso, partitelle. Prima lo facevamo, ma non con questa frequenza e intensità. Per me si tratta di una piacevole novità”. 

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