Mihajlovic: “Stanco di piangere, non sono un eroe. Ho sentito Ibrahimovic”

Sinisa Mihajlovic
Sinisa Mihajlovic (foto FC Bologna)

Stamattina presso la sala stampa dello Stadio Renato Dall’Ara di Bologna c’è stata una conferenza stampa importante. Infatti, Sinisa Mihajlovic ha parlato delle proprie condizioni di salute assieme ai medici dell’ospedale Sant’Orsola.

Era da luglio, quando annunciò di essere affetto da leucemia, che l’allenatore serbo non parlava. Nel frattempo ha avuto un trapianto di midollo, il dottore Michele Cavo e la dottoressa Francesca Bonifazi hanno spiegato che non ci sono state complicanze. Adesso serve cautela, visto che il sistema immunitario è debole. Per essere considerato guarito completamente c’è bisogno di tempo.

Bologna, Mihajlovic oggi in conferenza stampa

Queste le prime dichiarazioni di Mihajlovic oggi: «In questi quattro mesi difficili ho conosciuto medici straordinari che mi hanno curato, supportato e sopportato. So che ho un carattere forte ma sono stati meravigliosi. Loro sanno quanto sia difficile psicologicamente quando hai una malattia così difficile. Voglio ringraziare tutti di cuore. Ho capito che ero nelle mani giuste fin da subito. Questo percorso insieme è andato molto bene. Mi sono rotto le palle di piangere. In questi mesi ho pianto tanto».

Ha proseguito facendo dei ringraziamenti speciali alle persone che lo hanno supportato in questo periodo molto difficile della sua vita: «Voglio ringraziare chi mi ha mostrato vicinanza e affetto in questi mesi. Mi hanno commosso. Nel mondo del calcio mi sono sentito protetto e voluto bene. Ringrazio tutte le tifoserie, soprattutto quella del Bologna che mi ha adottato. Grazie alla società, allo staff e ai giocatori del Bologna. Non hanno mai messo in dubbio la mia permanenza ed è una cosa non da tutti. Ringrazio pure i miei amici, anche se il ringraziamento più sentito va alla mia famiglia, a mia moglie e ai miei figli. Mia moglie è stata ogni giorno con me. Sono fortunato ad avere una donna così accanto, l’unica persona che conosco che forse ha più palle di me. Ti amo, amore. I miei figli sono la mia vita. Ringrazio pure mio fratello e mia madre».

Il tecnico del Bologna prosegue spiegando quando sia complicato vivere una malattia come la sua, però è necessario avere il giusto atteggiamento per affrontarla nonostante la paura sia normale: «Ho passato quattro mesi e mezzo tosti, chiuso in una stanza di ospedale da solo con aria filtrata e acqua filtrata. Il mio desiderio era quello di prendere una boccata d’aria fresca e non potevo farlo. Non mi sono mai sentito un’eroe. Sono solo un uomo, anche se con carattere e che non si arrende. Ma un uomo con le sue fragilità. Queste malattie non le vinci solamente con il coraggio, servono le cure. A quelli affetti da malattie gravi voglio dire che non si devono sentire meno forti se non hanno affrontato la malattia come me. Non bisogna vergognarsi di avere paura, l’unica cosa da non perdere è la voglia di vivere e di lottare. La malattia è bastarda è bastarda e serve tempo. Bisogna darsi obiettivi giornalieri e settimanali per andare avanti. Se sei forte e ci credi poi vedi il sole, ce la fai».

Il mister serbo va avanti così: «A livello psicologico è difficile passare quattro mesi in una stanza senza prendere una boccata d’aria. Devi essere forte di testa e trovare forza tramite le persone che ti vogliono bene. Ho paura anche io. Nei due giorni in campo stavo benissimo, però poi mi stanco. Prendo 19 pastiglie al giorno, sono dimagrito tanto. Ho un po’ perso il gusto del cibo. Spero di uscire come uomo migliore da questa esperienza. La pazienza non era una delle mie doti migliori, ma adesso serve averla e sono migliorato. Mi godo ogni minuto della giornata ora, vedo tutto diversamente. Prendere boccate d’aria diventa una cosa bellissima, anche se solitamente viene vista come normale».

Mihajlovic non è contento di come la squadra si è espressa in campo, si aspettava di più dai suoi calciatori durante questi mesi nei quali lui era impegnato in una battaglia più importante: «Vorrei che si parlasse di me come allenatore del Bologna e non della leucemia. Sapevo che con la mia malattia avrei condizionato la squadra, la classifica, le partite, l’atteggiamento. Non volevo che ciò diventasse una scusa. Loro sanno quanto gli voglio bene, però mi sarei aspettato di più da loro. Ho lottato ogni giorno, facendo cose che non pensavo che avrei fatto. Ho cercato di essere più presente possibile, ho fatto sacrifici per arrivare a un certo obiettivo. Speravo di vedere in campo un po’ di questa forza e di questo sacrificio. Non è stato sempre così, mi spiace. Sono incazzato nero per i risultati, il gioco, l’atteggiamento… Ho parlato con loro e devono dare il 200%. Bisogna riprendere a fare punti, non ci sono altre strade. Chi non si rimette in carreggiata avrà problemi con me.».

Sinisa è sicuro che il Bologna si riprenderà e spera che i suoi giocatori si riprendano al più presto: «Non mollo, sarò ancora qua come dice la canzone di Vasco Rossi. Sarò più presente possibile, però non posso andare oltre le mie possibilità. Devo ragionare più con la testa che col cuore rispetto al passato. Sono certo che rimetteremo le cose apposto».

Grande l’affetto e il sostegno ricevuti in questi mesi. Infatti il tecnico rossoblu commenta: «Con questa malattia sono riuscito a unire la gente. Invece prima dividevo, o mi si amava o mi si odiava. A Torino venivo insultato tempo fa, invece stavolta mi hanno mostrato affetto. Hanno guardato l’uomo, non l’allenatore di un’altra squadra. Mi sono mostrato com’ero, non mi vergogno di niente. Ho voluto sfidare la malattia per vincerla. Ho lottato ogni giorno, non potevo mollare. Quando ho potuto andare allo stadio, ciò mi ha dato forza ulteriore per andare avanti. Era un incubo stare in quella camera, finalmente sono uscito».

Gli viene chiesto di Zlatan Ibrahimovic, grande sogno del Bologna per il mercato di gennaio. Mihajlovic spiega: «Ci siamo parlati una decina di giorni fa. Vediamo quello che succede. Se venisse, lo farebbe per me. Capisco che ha altre soluzioni. Comunque prima di decidere mi chiamerà. Nei prossimi giorni ci sentiremo. Credo che non deciderà prima del 10 dicembre. Ora è tutto in stand-by».

Difficile dire quando potrà rientrare a pieno regine, si ragiona giorno per giorno nel suo caso: «Non è detto che non possa essere presente allo stadio contro il Milan o contro l’Atalanta. Adesso non posso andarci.  Posso stare sul campo dell’allenamento, non allo stadio per le partite. Vedremo gli esami, per ora sono buoni. Posso viaggiare solo in macchina, non in aereo o treno con altra gente in un posto chiuso. Comunque col passare dei giorni mi sento meglio fisicamente, però serve tempo. Mi sono promesso di incazzarmi di meno, ma credo che non ce la faccio. Avrò più pazienza, però sarò pure più cazzuto».

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