Elliott-Milan, il peccato capitale: l’addio di Gattuso

La gestione Elliott è stata sin qui discutibile. Ma l’errore alla base di tutto è stato l’addio di Gennaro Gattuso, che ha vanificato i passi avanti precedenti. 

Gattuso placa Kessie nella rissa Milan-Lazio
Gattuso placa Kessie nella rissa Milan-Lazio (©Getty Images)

Dall’esonero di Massimiliano Allegri nel gennaio 2014, per il Milan si sono susseguiti una numerosissima serie di allenatori. Tutti più o meno deludenti.

Gli allenatori, sì, ma alla base c’era sempre stata una squadra fondamentalmente scarsa e mediocre. È stato così anche negli ultimi cambi di proprietà, coincisi con diversi cambi in panchina. Ma dall’arrivo di Elliott nell’estate 2018 si stava iniziando a vedere qualcosa di decente, grazie alla mentalità di Gennaro Gattuso. Chiamato da Mirabelli in prima squadra al posto di Montella, e confermato da Elliott.

Tra mille peripezie e problemi vari, la stagione 2018/2019 è stata soddisfacente e ha visto il Milan arrivare ad un maledetto punto dalla qualificazione alla Champions League. Si può discutere il clamoroso vantaggio non consolidato sull’Atalanta e qualche partita facile non vinta, ma alla fine anche questo è il calcio. Si arrivati comunque ad un passo dall’obiettivo, sfumato anche per dettagli non direttamente controllabili dallo stesso Milan, sui quali preferiamo ormai stendere un velo.

Gattuso: domande e fallimenti

Quanti erano i meriti e i demeriti di Gattuso la scorsa stagione per il mancato quarto posto? Avevamo una squadra forte, non adeguatamente allenata? Oppure c’era una squadra normale, molto ben allenata? Purtroppo per molti appassionati di calcio, si propendeva nel dare le colpe all’allenatore. Lo pensavano i tifosi, e probabilmente lo hanno pensato anche i dirigenti.

E proprio la dirigenza rossonera non ha voluto difendere mai Gattuso in maniera forte pubblicamente. Tanto da arrivare al suo addio. E in estate si sono fatte scelte diverse. Con Marco Giampaolo, sperando che lui potesse dare quel qualcosa in più alla squadra “forte”.

Ma il problema di fondo è che la squadra non era affatto forte. Magari stava cominciando un processo di consapevolezza ed educazione che li avrebbe portati a diventare un po’ più forti. Ma fatto sta che sono stati letteralmente buttati due mesi pieni con Giampaolo, tanto da portarlo all’esonero dopo 7 partite.

E ora il Milan è stato costretto a ricominciare. Ancora una volta. Buttando al vento quanto di buono, o semi-buono, era stato fatto in precedenza. E il ritorno in Champions League che la scorsa stagione era sembrato fattibile, ora si è allontanato maledettamente.

MILAN, NON È CAMBIATO NIENTE: È ANCORA LA SQUADRA DI MIRABELLI

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