Milan, 19 anni fa il trionfo Champions con la Juve: Sheva racconta il Rigore, che brividi

Ventotto maggio 2003, diciannove anni fa il Milan vinceva la Champions League contro la Juventus nell’indimenticabile finale di Manchester. Un trionfo memorabile scaturito da un episodio che rimarrà per sempre impresso nella memoria di chi l’ha vissuto 

Diciannove anni fa era un mercoledì non come tutti gli altri per i tifosi del Milan (e della Juve). Un 28 maggio che sarebbe trascorso con un’ansia perdurante al lavoro, a scuola, in famiglia, in attesa delle 20.45 quando all’Old Trafford di Manchester, i rossoneri di Ancelotti e i bianconeri di Lippi si sarebbero giocati la Champions League, nell’unica finale tutta italiana della storia della competizione.

Shevchenko rigore Juve
Sheva spiazza Buffon (Ansa Foto)

Arrivavamo a quella finale stremati dalla tensione delle settimane precedenti quando il doppio Derby con l’Inter in semifinale ci aveva lasciato con la certezza di non voler subire più una sofferenza simile. Ebbene quella che si sarebbe vissuta tre settimane fa sarebbe stata ancor più pesante. Si, perché a Manchester non c’erano alternative. Gloria o delusione eterna, non c’era scampo.

Alla fine ce l’abbiamo fatta. Dopo 120 minuti di equilibrio e tensione, i rigori ci hanno regalato la gloria eterna e l’inizio di un ciclo vincente con Ancelotti che si sarebbe concluso cinque anni dopo ad Atene, contro il Liverpool. Rigori, maledetti rigori. Un finale crudele dove le differenze si annullano e tutto diventa tremendamente incerto. Non furono certo impeccabili i rigoristi di Milan e Juve a Manchester ma uno si, Andryi Shevchenko.

Trenta secondi quelli trascorsi tra l’avvicinamento al dischetto, lo sguardo rivolto all’arbitro Merk, il tiro che ha spiazzato Buffon e l’esultanza con Dida che ogni 28 maggio, da dicionnove anni, i tifosi rossoneri rivivono con la certezza di chi ha vissuto dal vivo o in tv un momento storico e irripetibile.

Shevchenko racconta il rigore contro la Juventus

Shevchenko ha parlato tante volte del rigore più importante della sua carriera e della storia del Milan, l’ultima in “Forza Gentile”, il libro biografico curato con il giornalista, Alessandro Alciato.

Sheva è l’ultimo rigorista. Dopo il gol di Serginho, gli errori di Kaladze e Seedorf e il penalty di Nesta solo sfiorato da Buffon, è l’ucraino a decidere le sorti della Finale. Prima di lui aveva segnato Del Piero. Nella lenta camminata dalla metà campo alla porta in cui era già piazzato Buffon, Sheva rivela di aver ripetuto a se stesso una frase: “Andryi, qualsiasi cosa succeda, una volta che hai deciso da che parte calciare, non cambiare idea”

Poi lo sguardo rivolto più volte all’arbitro Merk: “L’ho guardato, poi ho guardato Buffon, poi ancora l’arbitro e di nuovo Buffon. Per quattro volte fino a quando l’arbitro mi ha fatto un cenno. Puoi tirare Shevchenko..

Il racconto di Sheva prosegue: “Stai calmo Andriy mi sono detto. Ho passato la lingua sul labbro inferiore. Era secco. La rincorsa, il tiro. Buffon si è mosso verso destra. Gol, 3-2. Milan campione d’Europa. Il primo abbraccio l’ho riservato a Dida, semplicemente perché è stato il primo che ho incontrato in quella folle corsa senza meta. Poi sono andato a cercare una bandiera dell’Ucraina. Paolo Maldini che alza la Coppa è un tatuaggio indelebile, un angolo prezioso di memoria, incancellabile. Quando l’ha passata a me, ho capito che era tutto vero…

Diciannov anni dopo, le emozioni sono sempre le stesse. Grazie Sheva …

PS: In bocca al lupo a Mister Ancelotti. Diciannove anni dopo è ancora lì a giocarsi una finale di Champions League.

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