Clamoroso il retroscena svelato a 23 anni di distanza da una delle cessioni più chiacchierate dell’epoca: il campione non ce l’ha fatta
La cosa incredibile, scorrendo il libro delle statistiche, è che per lo meno a livello di presenze totali in competizioni ufficiali con i due club in oggetto, il calciatore – cresciuto sin da bambino nel settore giovanile della squadra della sua città – ha disputato più match coi rossoneri che coi biancocelesti.

Proprio quell’addio che nessun tifoso laziale avrebbe mai voluto ingoiare, quella cessione che fu oggetto di pesantissime contestazioni ad un presidente che pure aveva portato la squadra capitolina a vincere in Italia ed in Europa, si materializzò in una surreale giornata di fine mercato.
Era il 31 agosto del 2002 quando una Lazio coperta di debiti fu praticamente costretta a cedere, in un colpo solo, Alessandro Nesta, il suo Capitano, la sua bandiera, il suo tifoso in campo, al Milan. E contestualmente, qualche ora dopo, anche Hernan Crespo, il bomber da 20 gol abbondanti a stagione, all’Inter.
Una prestigiosa svendita che non aveva praticamente avuto precedenti nella storia del calcio, e che fu successivamente eguagliata – ma per motivi ben diversi – dalla Juve post-Calciopoli. Quella retrocessa in Serie B che, al netto della permanenza dei vari Del Piero, Nedved e Trezeguet, dovette salutare fior di campioni poco disposti a farsi un anno in cadetteria.
Nesta e lo straziante racconto del viaggio verso Milano
Per celebrare il 25ennale dell’ultimo Scudetto della Lazio (la cui ricorrenza è caduta lo scorso 14 maggio), i giornalisti di Sky Sport Manuele Baiocchini e Valerio Spina hanno raccontato, nel libro “Diluvio e delirio” scritto in collaborazione la S.S. Lazio, l’impresa del sodalizio biancoceleste guidato da Sven Goran Eriksson in panchina. E da Alessandro Nesta in campo.

Particolare attenzione è stata dedicata, in una sezione apposita, alla caduta di quello straordinario gruppo, smembrato due anni dopo da una crisi finanziaria che aveva colpito in primis i beni del patron Cragnotti. La rinuncia più dolorosa, come detto, fu quella legata al giocatore simbolo. Colui che avrebbe voluto fare lo stesso percorso del suo amico-rivale Francesco Totti alla Roma e che invece, suo malgrado, fu costretto a lasciare il club del suo cuore. Della sua vita.
“Un trauma, un colpo al cuore per i laziali, che vedono scivolare via da Formello in fretta e furia il loro campione del cuore con le lacrime agli occhi, la testa bassa e nessuna parola. Nesta ha pianto a dirotto salutando lo staff prima di lasciare il centro sportivo. Fa così, praticamente, per tutto il viaggio Roma-Milano. È diventato un nuovo giocatore del Milan“, scrivono nel libro.
“Galliani gongola nel mettergli in mano la nuova maglia rossonera, ma Sandro è come se non ci fosse. Ha la faccia sperduta, gli occhi tristi. Lo fanno affacciare dalla terrazza dell’Hotel Gallia per salutare i tifosi arrivati ad acclamare il loro nuovo fenomeno. «Siamo fuori di Nesta» scrivono su uno striscione, lui abbozza un sorriso, lancia la maglia, ma il disagio è lampante, la testa è ancora a casa sua“, conclude il passo.