Ecco cosa sta succedendo, i tifosi del Milan se lo aspettavano: d’altronde lo conoscono più di tutti
E’ caos totale in casa Inter. I nerazzurri hanno perso ancora, contro il Fluminense di Thiago Silva. Un ko pesantissimo non solo per i mancati introiti, ma soprattutto per quanto successo a margine della gara. Lautaro Martinez ha scoperchiato la pentola, mettendo in mostra un spogliatoio in fiamme.
Le dichiarazioni dell’argentino sono state davvero pesanti e non sono passate inosservate. Il capitano ha attaccato pubblicamente i compagni: “Fa male perché questo era l’ultimo obiettivo che avevamo con la poca forza che c’era rimasta. Abbiamo messo il cuore, io ho lasciato tutto. Dispiace tanto e voglio dire una cosa: qua bisogna voler restare, stiamo lottando per obiettivi importanti. Il messaggio è chiaro, chi vuole restare sta, chi vuole andare via vada via”.
Prosegue il capitano: “Non faccio nomi, ma ho visto tante cose che non mi sono piaciute, come capitano anche se c’è il mister prima. Io sono così, voglio lottare per obiettivi, siamo una squadra importante, voglio continuare così. Il messaggio è chiaro, chi non vuole restare, arrivederci. Mi riferisco in generale”.
Il riferimento però ha un nome e un cognome, Hakan Calhanoglu. Così ci ha pensato Beppe Marotta: “Questo discorso può essere riferito a Calhanoglu, lo dico io. Ma non serve tirare la croce su Calhanoglu, con lui non abbiamo parlato in modo esplicito. Ne parleremo nelle prossime settimane. Se ci sarà la possibilità di scegliere due strade diverse lo faremo. Per adesso non ci sono i presupposti per separarci, se ci saranno lo faremo senza problemi”.
La risposta di Calhanoglu

Inevitabile la presa di posizione di Calhanoglu, che arriva attraverso i social: “Dopo l’infortunio nella finale di Champions League, abbiamo comunque deciso che partissi con la squadra per gli Stati Uniti. Esser lì, anche senza poter scendere in campo, è stato importante per me. Volevo stare vicino al gruppo, dare il mio supporto.
Purtroppo durante un allenamento negli USA, ho riportato un altro infortunio – in una zona diversa. La diagnosi è stata chiara: uno strappo muscolare. Per questo non ho potuto giocare in questa competizione. Non c’è altro. Nessun retroscena. Ieri abbiamo perso. E fa male.
L’ho vissuta con tristezza, non solo da calciatore, ma da persona che tiene davvero a questa squadra. Nonostante l’infortunio, subito dopo il fischio finale ho chiamato alcuni compagni per far sentire il mio sostegno. Perché quando ci tieni, è quello che fai. Quello che mi ha colpito di più, però, sono state le parole arrivate dopo. Parole dure. Parole che dividono, non uniscono.
In tutta la mia carriera non ho mai cercato scuse. Mi sono sempre preso le mie responsabilità. Ho giocato anche con il dolore. E nei momenti difficili, ho sempre cercato di essere un punto di riferimento. Non a parole ma con i fatti. Rispetto ogni opinione – anche quello di un compagno , anche quello del presidente. Ma il rispetto non può essere a senso unico. L’ho sempre dimostrato, dentro e fuori dal campo.
E credo che nel calcio, come nella vita, la vera forza stia proprio nel sapersi rispettare, soprattutto nei momenti più delicati. Non ho mai tradito questa maglia. Non ho mai tradito questa maglia. Non ho mai detto di non essere felice all’Inter. In passato ho ricevuto offerte, anche molto importanti. Ma ho scelto di restare. Perché so cosa rappresenta per me questa maglia.
E pensavo che le mie scelte parlassero da sole. Ho avuto l’onore di essere il capitano della mia nazionale. E ho imparato che il vero leader è quello che resta accanto ai suoi compagni, non quello che cerca un colpevole quando è più facile farlo. Amo questo sport. Amo questo club.
E amo questi colori, per cui ogni giorno ho dato tutto. Il futuro? Lo vedremo. Ma la storia ricorderà sempre chi è rimasto in piedi. Non chi ha alzato di più la voce“.