Milan, le pagelle del 2015: Mihajlovic e la società

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Barbara Berlusconi, Sinisa Mihajlovic, Silvio Berlusconi e Adriano Galliani (acmilan.com)

Abbiamo dato le nostre valutazioni sulla difesa, sul centrocampo e sull’attacco del Milan in questo 2015. Adesso è il turno dell’allenatore e della dirigenza rossonera.

Sinisa Mihajlovic 6: si è presentato come un sergente di ferro avrebbe riportato disciplina nello spogliatoio e fatto correre i giocatori come non si era mai visto negli ultimi anni. Se il primo proposito lo sta mantenendo, per quanto riguarda il secondo c’è ancora da lavorare. In troppe partite si è vista una squadra senza carica agonistica, a volte svogliata e priva di idee. Il gioco scintillante non glielo chiediamo, con questo organico è missione ardua pretenderlo, però qualche trama migliore e maggiore grinta sono assolutamente necessari. Il serbo ci sta mettendo il massimo impegno per trovare la chiave di volta che possa far decollare il suo Milan e non a caso ha cambiato già tre moduli, in ciascuno dei quali è emerso che manca sempre qualche pedina e che pertanto in sede di calciomercato non si è operato al meglio. Al di là dei proclami, la squadra non è da Champions e non pretendiamo da Sinisa che ce la porti, ma fallire anche l’accesso all’Europa League sarebbe grave. Di certo non lo aiutano certe frecciatine presidenziali e alcuni articoli “giornalistici” che sembrano creati ad hoc per attaccarlo anche gratuitamente, ma Sinisa deve andare oltre tutto questo e tirare fuori il meglio dalla squadra. Poi sarà quel che sarà del suo futuro. Si sa che al Milan pagano sempre gli allenatori, anche quando non sono colpevoli.

Silvio Berlusconi 4: più volte ha ribadito di averci messo i soldi quest’anno e di pretendere un Milan da vertice. Giusto pretendere qualcosa di meglio, ma non l’impossibile. Dopo tanti anni senza investimenti e senza progetti è tornato a spendere, ma i cambiamenti da fare erano talmente tanti che il denaro speso non poteva bastare per colmare il gap da alcune rivali. Le frecciatine a Mihajlovic ormai sono consuetudine Ovviamente sono errori madornali visto che finiscono per delegittimare l’allenatore e forniscono grandi assist ad alcuni falchi della stampa. Il ridimensionamento del Milan è figlio delle scelte di Berlusconi e per quanto lui possa cercare altri colpevoli, la realtà dice ben altro. In un’estate non si può pensare di cambiare tutto. Purtroppo pretendere che lui si assuma le proprie responsabilità è pure utopia, come credere che in questi anni il Milan fosse da Champions. C’è poi la questione relativa alla cessione delle quote societarie alla cordata di Mr. Bee Taechaubol, un affare con tanti lati poco chiari e il cui epilogo è ancora sconosciuto dopo i tanti rinvii. La speranza è che in qualche modo il club passi di mano nel giro di qualche anno perché Berlusconi da solo non lo riporterà di certo in alto e un socio di minoranza non mette i soldi per lasciare i meriti a lui.

Adriano Galliani 4.5: basterebbe leggere le parole di Paolo Maldini e di Alessandro Nesta dare un giudizio sull’ormai storico amministratore delegato del Milan. L’ex capitano non sbaglia affatto quando dice che avrebbe bisogno del supporto di un direttore sportivo competente nell’osservare e giudicare i giocatori; il problema è che Galliani non intende affatto farsi aiutare e dunque si rimane così. Sandro invece ha parlato dell’esigenza di creare quella rete di scouting necessaria per arrivare su alcuni calciatori prima di altri. Ma in questi anni si è solo creata una rete di procuratori e dirigenti/presidenti amici presso cui rivolgersi per gli acquisti. Nell’ultima sessione di calciomercato non sono arrivati certo bidoni (Romagnoli, Bertolacci, Bacca e Adriano sono buonissimi giocatori), ma la sensazione è che si potesse fare qualcosa di meglio con il budget a disposizione. Galliani ha fatto il suo tempo e sarebbe ora di voltare pagina.

Barbara Berlusconi 5: aveva due obiettivi, prendere il posto di Galliani e costruire uno stadio di proprietà. Falliti entrambi. Ovviamente tutto ciò è dipeso soprattutto dalle scelte del padre e dei vertici Fininvest, ma ad oggi nel Milan non sta riuscendo a raggiungere quegli obiettivi che si era prefissata. La sua figura è andata via via sbiadendo. Tanti qualche anno fa avevano sperato nella sua “salita al potere” per vedere un Milan diverso e migliore da quello targato Galliani, in virtù del fatto che fare peggio fosse quasi impossibile, ma le cose si sono evolute diversamente.

 

Matteo Bellan (segui @TeoBellan su Twitter)

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