Galliani: “Amo ancora il Milan, gli auguro di tornare in Champions”

Le parole d’amore di Adriano Galliani nei confronti del Milan, squadra per cui ha lavorato per 30 anni e di cui è ancora tifosissimo.

Adriano Galliani
Adriano Galliani (©Getty Images)

“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Una frase che Adriano Galliani fece sua in tempo di calciomercato, ma che può essere d’attualità anche riguardo alla sua passione rossonera.

Lo storico a.d. del Milan, per trent’anni ai vertici del club rossonero, è ancora legatissimo a questi colori. Lo ha affermato nell’intervista concessa oggi al Corriere della Sera, in cui l’attuale patron del Monza ha ricordato alcuni aneddoti passati senza negare l’affetto per il Milan.

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Impossibile per Galliani non ricordare i sentimenti legati al ‘suo’ Milan, quello dell’era gloriosa con Silvio Berlusconi: “Ricordi indelebili, ho ancora in mente l’esultanza al gol di Zapata al 95’ nel derby, prima partita dell’era cinese. Ero in un ristorante in Brera e rovesciai piatti e bicchieri. Questo per dire che nonostante non ricopra più cariche all’interno del Milan la passione per i colori è rimasta immutata”.

Galliani non vuole giudicare l’operato dell’attuale proprietà Elliott, ma si augura di rivedere il Milan presto in alto: “Ritengo corretto che non si debba giudicare l’operato di una società dopo che è stata venduta. Auguro con tutto il cuore a questa proprietà di riportare il Milan in Champions. Del resto già l’anno scorso ha mancato l’obiettivo per un solo punto”.

Non mancano poi alcuni retroscena intriganti sul Milan che fu nelle sue mani: “Sono affettivamente legato a Montella, l’allenatore dell’ultimo trofeo sollevato dal Milan. Ho ancora sul telefonino la foto quando alziamo a Doha la Supercoppa nel 2016. Mi piace moltissimo Sarri che in passato è stato molto vicino al Milan. Ma anche l’Inter ha un tecnico top come Conte,come il Napoli con Carletto: si giocano le prime tre posizioni e poi spero che il quarto posto sia del Milan”.

Infine un pensiero anche sul Monza, altra squadra del suo cuore per cui si sta impegnando al massimo: “Il Monza per me non è un’altra squadra. È il club che da bambino andavo a sostenere con mia mamma. È il paletto che ho messo a Berlusconi quando mi ha chiesto nel 1979 di coprire d’antenne il territorio: nel week end dovevo essere libero di seguire le gare. Per me è un ritorno a casa, come Itaca per Ulisse”.

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