Da Giampaolo a Rangnick, così sono nate le crepe Maldini-Elliott

Milan, ecco il percorso che ha portato allo scontro Paolo Maldini ed Elliott Management Corporation. La proprietà recrimina un grosso errore al Dt, il quale ora detta le condizioni per restare. 

Paolo Scaroni Maldini
Paolo Scaroni e Paolo Maldini (©Getty Images)

Milan, Paolo Maldini detta le condizioni per restare. La società, dall’altra parte, nonostante la rivoluzione, vorrebbe tenerlo sia per un discorso tecnico che di immagine. Ma come riferisce La Gazzetta dello Sport oggi in edicola, Elliott tiene ben presente anche gli errori commessi dal direttore tecnico rossonero.

Il più grande, mai dimenticato dalla proprietà, è la scelta di puntare su Marco Giampaolo per questa stagione. Un errore pesante che ha di fatto compromesso la stagione milanista, in quanto il tecnico è stato rispedito a casa dopo 7 giornate a fronte di un progetto che sarebbe dovuto durare negli anni.

A ottobre, nel frattempo, si intravedono le prime crepe progettuali tra Maldini, l’ex Cfo Zvonimir Boban e l’Ad Ivan Gazidis e il fondo statunitense. Galeotta fu una dichiarazioni del Dt: “Nessuna squadra giovane ha vinto campionato o Champions. Per farlo servono calciatori di esperienza. Se l’idea è tornare competitivi tra 15 anni io e Boban non saremo sicuramente quelli a capo dell’area sportiva”. 

Il segno di un malessere interno che iniziava a covarsi, mentre Maldini si godeva qualche frutto del suo lavoro tra cui l’expoit del ‘suo’ Theo Hernandez divenuto poi il miglior acquisto della campagna estiva. A metà febbraio, poi, si concretizza in tutta evidenza lo strappo interno. Ed è sempre Maldini a renderlo noto: “Nei momenti di difficoltà ti aggrappi sempre ai giocatori di maggiore esperienza e gente come Kjaer e Ibra danno questa sicurezza. Forse però è ancora troppo poco per far crescere velocemente i nostri giovani.

Ma soprattutto sentenzia su Ralf Rangnick nel frattempo contattato da Gazidis: “Ho letto. Sinceramente, da direttore dell’area sportiva, con il dovuto rispetto, non credo sia il profilo giusto da associare al Milan”. Il resto poi è storia nota. Boban sbotta senza freni, Elliott non gradisce e scatta il licenziamento immediato. Maldini, tentato nel seguirlo immediatamente, alla fine vi è rimasto solo per il bene del gruppo e del Milan.

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