Milan, Calhanoglu: “Obiettivo Bayern o Borussia. Se mi chiamassero non rifiuterei”

Calhanoglu strizza l’occhio al Bayern Monaco in un’intervista alla Bild. Dichiarazioni fuori luogo come quelle di Piatek. 

Calhanoglu Bayern
Hakan Calhanoglu in Milan-Lecce (©Getty Images)

Dopo Krzysztof Piatek arrivano altre dichiarazioni che non faranno piacere al Milan. Sono quelle di Hakan Calhanoglu, uno che in questi anni in rossonero ha sempre avuto un rapporto di odio e amore con la tifoseria.

Intervistato dalla Bild, il centrocampista turco ha ammesso che un giorno gli piacerebbe giocare per una big della Bundesliga: “Sono cresciuto in Germania, mi piace l’Italia ma dal punto di vista sportivo è un obiettivo giocare per il Bayern Monaco o il Borussia Dortmund“. E già qui qualcuno in casa milanista avrà storto il naso. Poi svela un retroscena del 2014, quando effettivamente ci fu un approccio col Bayern: “Fu un enorme piacere per me. Se mi richiamassero adesso certamente non direi di no“.

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Milan, Calhanoglu come Piatek

Pochi giorni fa Piatek ha parlato pensando già al futuro: “Varrò 70 milioni quando cambierò squadra“, una sorta di annuncio sul fatto che ha intenzione di lasciare il Milan. Parole fuori luogo quelle dell’attaccante polacco, soprattutto in un momento in cui la squadra non vince e lui non segna. Per valere quelle cifre dovrebbe fare qualche gol in più… Adesso arrivano le dichiarazioni di Calhanoglu, uno dei più positivi dall’arrivo di Stefano Pioli nell’ultimo mese.

In effetti ad oggi fra il Milan e il Bayern Monaco c’è poco paragone. Ma il punto non è questo: il problema è che c’è la sensazione che a nessuno interessi del Diavolo, che si guardi soltanto al proprio interesse e alla propria carriera. Dispiace dirlo ma il Milan è diventato solo una squadra di passaggio, il classico trampolino di lancio, e non più un punto di arrivo. Le parole di Piatek e ora quelle di Calhanoglu ne sono una dimostrazione. Questo non li giustifica, però: perché ok l’ambizione, ma poi prima del singolo viene il collettivo, e prima del collettivo viene la squadra. Il Milan. Ci vorrebbe più rispetto.

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