Decreto Crescita, uno stop inaspettato: cosa cambia in Serie A

Lo Stato sta pensando seriamente di fermare il Decreto Crescita e dunque le agevolazioni per i club calcistici sui giocatori stranieri.

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Zlatan Ibrahimovic (immagine AC Milan)

Una circolare dell’Agenzia delle Entrate ha messo in allarme tutte le società calcistiche italiane, in particolare quelle di Serie A.

Pare che lo Stato intenda abolire il Decreto Crescita, ovvero la normativa che garantisce alle aziende di ottenere forti agevolazioni fiscali sugli stipendi dei dipendenti arrivati dall’estero.

Tale decreto è stato sfruttato enormemente dai club italiani per gli acquisti di calciatori (o allenatori) dall’estero. Invece del canonico 43% di tassazione sugli ingaggi, le società ne potevano spendere solo il 21,5%, ovvero la metà.


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Con l’abolizone del Decreto Crescita il calcio italiano rischia ulteriori perdite rilevanti, non bastassero quelle dovute alla pandemia mondiale.

Giocatori e società che hanno sfruttato le agevolazioni fiscali dovrebbero rimborsare le casse dello Stato versando la differenza mancante.

Come riporta Calciomercato.com, le squadre a rimetterci maggiormente sarebbero Inter e Juventus, entrambe con più di 20 milioni di euro di differenza da girare al patrimonio statale.

Meglio andrebbe al Milan, costretto a questo punto a versare 7,05 milioni. Pesano in particolare i 3,36 milioni di tasse relativi allo stipendio di Zlatan Ibrahimovic.

Una situazione disastrosa per il nostro calcio, che già da mesi denuncia perdite ingenti e richiede aiuti al Governo anche in ambito ristori.

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